Cronaca / Lago e valli
Venerdì 30 Luglio 2021
«La mia ditta sott’acqua
Dopo dieci anni»
Brienn: nel luglio 2011 la frana gli aveva portato via la falegnameria. Ora la storia si è drammaticamente ripetuta. Il titolare Gianluca Ortelli: «I politici ci avevano garantito aiuti, non fecero nulla. Ma anche stavolta andrò avanti»
È accaduto di nuovo. Dopo dieci anni e 20 giorni la furia delle acque - ingrossate da fango, massi, legname e terriccio - si è abbattuta ancora sulla storica “Falegnameria Ortelli”, che si affaccia sulla Regina nell’ultima porzione di Brienno (direzione Laglio). Certo da quel 7 luglio 2011 le cose sono cambiate.
Papà Armando Ortelli, 87 anni, la falegnameria ora la utilizza per piccoli lavori in proprio, mentre il figlio Gianluca - molto conosciuto sul territorio - ha ideato un proprio marchio specifico legato alle finestre, con gran parte dell’attività svolta lontano da qui. Ma certo quei macchinari finiti anche una volta sott’acqua rappresentano un pugno nello stomaco di una violenza inaudita.
Il conto finale
«E’ toccato ancora noi - racconta Gianluca Ortelli, mentre dentro la falegnameria si sta cercando nuovamente di salvare il salvabile - Nel 2011, eravamo stati chiusi fino a metà settembre con 220 mila euro di danni (da perizia). Siamo riusciti a entrare solo in queste ore dentro la falegnameria, che utilizziamo ancora per piccoli lavori. Davanti c’era una montagna di massi e terriccio da rimuovere. Credo che il conto finale sarà grossomodo simile a quello di dieci anni fa. Abbiamo diverse cose da sistemare, dentro e fuori i locali. Non sarà facile. Parecchio materiale è irrecuperabile. Il papà è qui con la grinta di sempre. Il business di famiglia è cambiato. Ma i locali venivano comunque utilizzati, rappresentando la parte logistica della nuova attività».
Gianluca Ortelli ricorda ancora le parole degli esperti, giunti a Brienno in gran numero in occasione di quella bomba d’acqua del 7 luglio 2011: «Sono eventi eccezionali che si ripetono una volta ogni trent’anni. E invece dopo dieci anni e venti giorni siamo di nuovo qui a dover ripulire tutto, con danni ingenti e con un senso di impotenza persino difficile da spiegare. Ma noi qui sul lago siamo gente fiera. Difficilmente ci piangiamo addosso. Noi non rientriamo nella categoria della “gente che si arrende”. A casa ho tre figli. Loro ci danno la forza per cercare di ripartire».
Brutta esperienza
Questa nuova colata di fango e detriti è anche l’occasione per alcune puntualizzazioni, frutto dell’esperienza maturata (purtroppo) dieci anni fa. «Al di là delle donazioni, nessuno ci ha aiutato. Da un lato la Regione si era chiamata fuori, sostenendo che non si trattava di una calamità naturale, dall’altro la nostra assicurazione sosteneva invece che si trattava di una calamità e come tale doveva essere riconosciuta. E noi siamo rimasti in mezzo - fa notare Gianluca Ortelli - Rispetto a quel 7 luglio le cose sono cambiate. Diversi Comuni martedì hanno dovuto fare i conti con danni. Una notizia che mai si sarebbe voluta sentire».
Insomma, una situazione difficile dal punto di vista economico. «Nessuno di noi ha “il cappello in mano” - aggiunge - Si potrebbe pensare anche a cifre - riferite alle attività - messe a disposizioni a tasso super agevolato e magari spalmato su una forbice più ampia di anni. Rispetto al nulla, sarebbe un passo avanti. L’importante è dare un segnale. Dico questo perché ho conservato le lettere che i politici mi hanno inviato dieci anni fa. Tutti dicevano: “State tranquilli, vi aiuteremo. La politica ha tempi lunghi, ma è presente”. Eppure, nessuno di loro è andato oltre le buone intenzioni. In questo momento, la gente che ci telefona rappresenta per noi un sostegno importantissimo. Non è facile, ma proveremo a rialzarci anche stavolta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA