La Superlega del calcio?
Como sportiva: bocciata

Sconcerto tra i presidenti delle società dilettantistiche. «Un campionato tra poche big ucciderà la passione tra i tifosi italiani»

La Superlega (il campionato europeo tra poche società big) è arrivata come un meteorite sul pianeta calcio, e non solo. Non si parla di altro, un po’ ovunque e con chiunque. Anche il calcio di base sembra aver improvvisamente dimenticato tutte le altre questioni di attualità, come per esempio quella della possibile ripresa del calcio giovanile nel mese di maggio. Abbiamo sondato quali sono impressioni e considerazioni di alcuni protagonisti del panorama calcio-dilettantistico comasco su questa nuova e discussa superlega.

«È un’idea che non ha nulla a che fare con la cultura sportiva italiana – esordisce Mauro Bernardi, direttore generale del Mariano Calcio – e non credo potrà prendere piede tra gli appassionati. Il calcio in Italia è sempre stato passione e tifo, e soprattutto merito sportivo, che dà senso alla competizione, e se l’obiettivo è quello di avere più abbonamenti e più interesse in Italia, non credo che questo accadrà».

Professionisti, troppi soldi

Il rovescio della medaglia potrebbe riguardare il calcio dilettantistico: «Sì, penso che i dilettanti, ma non solo loro, potranno avere dei benefici: penso anche alla serie B o alla serie C, i tifosi – conclude Bernardi – potranno identificarsi sempre di più con la loro squadra, al di fuori di queste logiche di potere che stanno facendo diventare il calcio simile a un circo».

Walter Maroni, navigato allenatore della Lariointelvi, è molto scettico: «Per me si tratta solo di giochi di potere per togliersi di mezzo il fair play finanziario, non ci vedo nulla legato allo spettacolo. Nei professionisti sono sempre girati troppi soldi, è per questo che ho sempre preferito il calcio dilettanti, anche se non credo che per i dilettanti stessi cambierà molto: siamo sempre stati l’ultima ruota del carro, e lo si è visto anche in questo difficile momento di pandemia».

Parere negativo anche per Michele Spaggiari, sindaco di Menaggio ed ex calciatore dilettante di alto livello: «Si sta tentando di imitare il modello americano, ma da noi è più difficile: prima perché così facendo si aiutano solo quelle poche squadre che parteciperanno effettivamente alla superlega, e poi perché non credo possa essere un modello sostenibile in futuro».

«In Italia – continua l’ex bomber Spaggiari – siamo abituati al calcio dei campionati, delle coppe e della nazionale: spero Fifa e Uefa possano riuscire a mettere dei paletti che facciano recedere molti giocatori da questa nuova idea. Si parla del rischio che possano non essere più convocati in nazionale: cosa c’è di meglio per un calciatore di poter giocare un mondiale?».

A livello territoriale poche implicazioni per Spaggiari: «Non credo possa cambiare molto, l’unica cosa che mi viene in mente è che se dovessero diminuire le squadre professionistiche si potrebbe pensare all’aumento del livello delle nostre squadre dilettantistiche di punta, ma poco altro».

Nostalgia del passato

Nostalgico è Daniele Porro, allenatore della Cdg Veniano: «Chi mi dice che Juve-Tottenham sia più emozionante di Juve-Atalanta? Il punto chiave è che ormai tutto gira intorno ai soldi, il Covid è stato un bagno di sangue soprattutto per le grandi, e ora si cerca di rimediare. Tutte le altre considerazioni vengono dopo quella economica, poi si può essere d’accordo o meno. Io sono un nostalgico, penso ancora che la meritocrazia sia un’architrave dello sport e che in questo modo si vadano a svilire i campionati nazionali».

Difficile infine esprimere un parere sulle implicazioni nel calcio dilettanti per Lucio Introzzi, consigliere comasco del Comitato regionale Lnd-Figc: «Io sono scettico, per me è un progetto che farà guadagnare solo l’èlite del calcio europeo, a danno di tutte le altre realtà professionistiche. Difficile dire se possa portare benefici o meno al calcio dilettantistico, di sicuro andrà a sminuire di molto il valore della nostra serie A».

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