Menaggio, il parroco critica Bertolaso: «Difendiamo l’ospedale»

Il caso Menaggio Don Italo Mazzoni di Lenno interviene con un messaggio ai fedeli all’indomani dell’assemblea: «Vogliono chiudere quello che abbiamo aperto con fatica»

“Gamberi al comando”. Basterebbe solo il titolo dell’editoriale - pubblicato sul notiziario settimanale della Comunità parrocchiale di Lenno e Isola Ossuccio - per capire quanto il parroco don Italo Mazzoni abbia deciso di far sentire con forza la propria voce su un tema di stretta attualità come quello legato al futuro del Pronto Soccorso e in generale dell’ospedale di Menaggio.

«Il Sig “Gambero” salta all’indietro e ci vuole convincere che in Centro lago abbiamo fatto secoli senza ospedale e che possiamo tornare così, chiudendo ciò che abbiamo aperto con tanta fatica», ha rimarcato don Italo Mazzoni, menaggino di nascita.

I “gamberi”

Nell’editoriale non ci sono né nomi né riferimenti diretti, ma è chiaro che a monte c’è la decisione - poi congelata - dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso di spostare il baricentro verso il Pronto Soccorso di Gravedona, peraltro già di per sé alle prese con un numero rilevante di accessi, tenendo conto anche del “fattore turismo”.

«L’ospedale di Menaggio è stato aperto nel 1986 - scrive ancora il parroco di Lenno e Isola-Ossuccio - Comprendeva un primo lotto con due padiglioni. Un secondo lotto è stato aggiunto negli anni 2000. Nel 2014 è entrata in funzione la Risonanza magnetica. Sembrava in crescita. Invece viene smantellato passo dopo passo».

Da questa frase forte e centrale anche nelle riflessioni in essere sul futuro del nosocomio menaggino don Italo Mazzoni pone una serie di quesiti, vale a dire: «Abbiamo forse migliorato la viabilità per raggiungere in fretta altri ospedali?». E ancora “Abbiamo strade veloci?”. Poi un terzo quesito, scritto in neretto per rendere il concetto in maniera ancor più incisiva: «E’ così difficile per gli “esperti” considerare le distanze con l’orologio e non solo con il metro?».

Concetto forte cui si aggiunge un quarto interrogativo: O valutare cosa debba soffrire una persona anziana non automunita per raggiungere il coniuge ricoverato lontano?».

Le radici

«L’ospedale ha le sue radici nell’ospedalità (come dice il nome) e nella carità - la chiosa di don Italo Mazzoni - Se proprio il signor “Gambero” vuole andare indietro, vada alle radici. Speravamo che il nuovo millennio ci trovasse impegnati sull’umanizzazione della malattia al posto che bloccati sui vincoli dei parametri economici e sugli interessi privati». Di certo, dopo l’affollata riunione pubblica di venerdì sera, anche quella del parroco di Lenno e Isola-Ossuccio rappresenta una voce autorevole che chi deciderà le sorti del nosocomio menaggino dovrà tenere nella debita considerazione.

Peraltro don Italo Mazzoni non è nuovo a espliciti riferimenti all’attualità. Domenica scorsa, durante la messa celebrata (causa maltempo) nella chiesa di Sant’Eufemia a Ossuccio per la “Sagra di San Giovanni”, il parroco aveva coperto con un panno bianco il braccio destro del Crocifisso. Chiaro il rimando alla vicenda del bracciante indiano, gravemente ferito nelle campagne di Latina e abbandonato davanti a casa senza un braccio, riposto in tutta fretta in una cassetta della frutta. «Questo lavoratore è stato assassinato e mutilato. Noi oggi lo ricordiamo con questo gesto».

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