«Non ci fu violenza su quella ragazza». Assolto quattro anni dopo: «Un inferno»

Gravedona Dopo due condanne e l’annullamento della Cassazione, ecco la sentenza definitiva. L’uomo era accusato di aver abusato di una ragazza di 25 anni dopo una serata di alcol e droga

Assolto perché «il fatto non sussiste». Non ci fu alcuna violenza sessuale in danno di una ragazza che all’epoca dei fatti aveva 25 anni con cui aveva trascorso una serata – era il 2 novembre del 2019 – a base di alcol e stupefacenti. Cancellata dunque la condanna che in primo grado, in Tribunale a Como e con il rito abbreviato, era stata quantificata in sette anni, poi ridotta in Appello a 5 anni e 8 mesi. A bloccare tutto rimandando le carte a Milano erano stati i giudici della Cassazione.

L’accusa aveva tuttavia proseguito per la sua strada, chiedendo ancora la condanna a 5 anni e 8 mesi ma ieri mattina i giudici hanno assolto l’imputato, Onofrio Lo Bianco, 47 anni di Cinisello Balsamo, sostenendo che in quella casa di Gravedona, dove sarebbero avvenuti i fatti, non ci fu alcun episodio di violenza sessuale.

L’accusa da cui si era partiti era pesantissima in quanto il riferimento all’abuso era successivo all’assunzione di vodka e cocaina. La difesa, con l’avvocato Davide Brambilla, non ha mai negato l’utilizzo di stupefacenti – tanto che la condanna per questo reato, a 6 mesi, non è mai stata appellata – sostenendo però che in quella casa mai ci fu un abuso. Tesi che ora, dopo anni di battaglie, è stata accolta.

Decisiva, come detto, era stata la Cassazione che aveva annullato la sentenza. Una decisione che si era «imposta», così scrivevano i giudici romani, alla luce di quanto evidenziato nel ricorso della difesa.

Vicenda che avvenne a Gravedona, dove l’imputato aveva una casa vacanza. L’annullamento aveva riguardato solo l’aspetto della presunta violenza sessuale (la ragazza aveva detto di essere stata costretta a subire, con la forza, del sesso orale mentre era incapace di reagire per il cocktail di alcol e droga). Ma la Cassazione stessa aveva sottolineato come le dichiarazioni della vittima «rese in tempi diversi» fossero «connotate da criticità e discrasie».

La ragazza per più volte, nell’immediatezza dei fatti, non aveva fatto cenno ad alcuna violenza sessuale, né davanti ai carabinieri, né ai medici del 118 che intervennero in casa né infine al pronto soccorso, dove addirittura «negò l’eventualità di violenze». Anche in un secondo momento, quando iniziò a fare riferimento ai rapporti sessuali, non fece cenno a «connotazioni violente».

La chiusura della Cassazione era stata ancora più pesante e aveva fatto riferimento al particolare contesto in cui sarebbero avvenute le violenze, ovvero «un incontro consensuale tra l’uomo e la ragazza, iniziato almeno due ore prima dell’irruzione nella casa del fidanzato di lei» con cui nel pomeriggio c’era stata una lite.

«Abbiamo lottato per anni, convinti di essere innocenti - ha detto ieri l’avvocato Davide Brambilla - La sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto ci rende giustizia. Rimangono, e non potranno essere dimenticati, mesi di dura detenzione, mesi ai domiciliari e la perdita del lavoro. Il reato di violenza sessuale è infamante, per questo ci siamo difesi con la massima determinazione».

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