Non si trovano i soldi di Candido. Rubati dall’assassino?

Garzeno Il portafoglio ritrovato vuoto poco distante da casa sua. Tra le ipotesi l’aggressione a scopo di rapina. Ma ogni pista resta aperta

Un cassetto lasciato aperto. Un portafoglio nero ritrovato all’esterno di un pollaio. Una traccia di sangue sul cancelletto d’ingresso della casa. È da questi piccoli tasselli di un mosaico che non si sa cosa mostrerà, una volta completato, che i carabinieri del nucleo investigativo di Como stanno lavorando per cercare di dare un volto all’assassino di Candido Montini. L’indagine sul pensionato ucciso a coltellate nella propria abitazione di Catasco, non ha ancora imboccato alcuna pista certa e, in attesa dell’elaborazione dei dati raccolti nel sopralluogo dagli uomini della sezione investigativa scientifica di Milano, si procede come da manuale, ricostruendo gli ultimi passi della vittima, i rapporti personali, gli elementi “stonati” rispetto alla sinfonia quotidiana nella vita del signor Montini.

Gli elementi dell’indagine

Innanzitutto: l’aggressione mortale risale alla serata di martedì. Quindi circa dodici ore prima del ritrovamento del cadavere. Candido era uscito, come sempre, dalla sua bottega alimentare a poche decine di metri da casa. L’aggressione è avvenuta proprio nel corridoio dell’ingresso, davanti alla porta. Questo può suggerire che, dopo aver aperto la porta al suo assassino, è stato aggredito, verosimilmente con un coltello da cucina. Una serie veloce di fendenti non profondi, tra addome e torace. Quindi quello mortale, alla gola. Ovviamente c’è anche un’altra ipotesi: l’aggressore era già in casa quando, al termine di una discussione, ha aggredito il pensionato. Quel che è certo è che l’assassino, andandosene, si è portato via il portafoglio nero della vittima. Un portafoglio in pelle ritrovato vuoto, una ventina di metri dalla casa, di fronte a un pollaio. Aggressione a scopo di rapina? Può essere. Ma, così fosse, perché il misterioso killer non ha anche portato via i soldi che l’uomo aveva in tasca - qualche decina di euro - e pure la fede in oro che aveva al dito o altri oggetti potenzialmente preziosi che si trovavano in casa?

Nella giornata di ieri i carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo sono tornati a Catasco di Garzeno dove hanno a lungo perquisito sia la casa della vittima che la sua bottega alimentare, il tutto per cercare i guadagni della sua attività. Denaro contante - l’uso della carta di credito, nei pochi esercizi commerciali del paese, è pressoché sconosciuto - il cui eventuale ritrovamento (o meno) potrebbe fornire dettagli utili sui quali imbastire ulteriori accertamenti. Altro dato certo: proprio vicino al corpo senza vita gli investigatori hanno trovato un cassetto lasciato aperto. Ma da chi? Dalla vittima, prima dell’aggressione, o da chi gli ha tolto la vita?

Altro discorso riguarda i rilievi scientifici, sull’esito dei quali ovviamente serve più tempo. Da quanto si è appreso sul cancelletto d’accesso alle scale che conducono alla porta d’ingresso di casa Montini (cancelletto trovato chiuso a chiave dal vicino di casa che ha trovato il corpo e lanciato il primo allarme) sarebbe stata trovata una macchia di sangue, da capire se lasciata involontariamente dai soccorritori oppure dall’assassino.

Sentiti parenti e amici

Procedendo con i passaggi dell’indagine, chiaramente indispensabile sarà ricostruire la rete di rapporti e amicizie dell’ex vicesindaco di Garzeno. Per questo motivo ieri, in caserma a Dongo, sono stati convocati famigliari e conoscenti della vittima, per poter tratteggiare un quadro delle abitudini e di eventuali dettagli sulla vita privata.

Per questo i carabinieri hanno voluto ascoltare la testimonianza dei due figli, uno dei quali stimatissimo e apprezzatissimo volontario dei vigili del fuoco, così come amici e persone che frequentavano la sua casa, come la donna che lo aiutava nelle pulizie dell’abitazione.

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