Ospedale di Menaggio, Bertolaso choc: «Chiudo il pronto soccorso». E scatta la rivolta

Durissime reazioni alle parole dell’assessore regionale al Welfare. Contrari anche i consiglieri regionali di maggioranza al Pirellone: «Fuga in avanti»

Un fulmine a ciel sereno, per quanto il futuro dell’ospedale Erba Renaldi fosse in discussione ormai da anni e per la cui salvaguardia un apposito comitato ha raccolto 14mila firme in pochi mesi. In ogni caso, rimane lo sconcerto nell’apprendere che l’ospedale di Menaggio è destinato a diventare un ricovero per cronici e, di conseguenza, presto verrà chiuso il pronto soccorso.

A dirlo l’assessore regionale al welfare, Guido Bertolaso, a margine di una visita all’ospedale di Gravedona. «Ci sarà una collaborazione fra gli ospedali di Menaggio e Gravedona – ha detto – Menaggio verrà riorganizzato come presidio per cronici, mentre Gravedona, sede di dea (dipartimento emergenza urgenza) diventerà il riferimento per gli acuti. E’ una scelta adottata anche in termini di ottimizzazione delle risorse».

Durissime le reazioni, a cominciare da quella del sindaco di Menaggio, Michele Spaggiari, che non usa mezze parole e, a nome dei colleghi, parla di “sconcertanti dichiarazioni”: «Quelle rilasciate dall’assessore al welfare Guido Bertolaso, sono sconcertanti dichiarazioni. La volontà di chiudere il pronto soccorso dell’ospedale di Menaggio ha generato subito un forte dissenso tra noi amministratori locali, per tempi e modalità dell’annuncio e per l’assoluta contrarietà dei primi cittadini nei confronti di un simile progetto».

E aggiunge: «Questa fuga in avanti senza il coinvolgimento dei sindaci e, cosa altrettanto grave, dei rappresentanti regionali comaschi, non ci trova e non ci troverà mai d’accordo e, al riguardo, siamo pronti a batterci in ogni sede per difendere l’interesse dei cittadini e del territorio». Sorpreso anche il presidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca: «Mi sorprende che un politico dell’esperienza di Bertolaso possa prendere autonomamente una decisione di tale peso senza rapportarsi con il territorio. Non è affatto rispettoso nei confronti dei cittadini e degli amministratori del territorio». E critiche arrivano anche dall’intero arco costituzionale. L’assessore regionale Alessandro Fermi, e i consiglieri comaschi di maggioranza Gigliola Spelzini, Marisa Cesana, Anna Dotti e Sergio Gaddi, hanno diramato una dura nota: «Contestiamo il metodo, che in questo caso diventa anche merito. È stata annunciata la volontà di chiudere il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Menaggio senza che nè i rappresentanti regionali nè i sindaci del territorio ne fossero a conoscenza».

Il sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra (presidente di Anci Lombardia) ha aggiunto: «Le dichiarazioni dell’Assessore Bertolaso sull’Ospedale di Menaggio si pongono in aperto e frontale contrasto con le esigenze del territorio e delle nostre comunità e ignorano completamente, respingendole senza un serio confronto, le richieste continuamente avanzate in tutte le sedi dalla popolazione e dagli amministratori della nostra zona. Si tratta di una deriva inaccettabile che smaschera un disegno di smantellamento dell’Ospedale di Menaggio, perseguito in questi anni senza il coraggio di dichiararlo ed anzi con continue formali rassicurazioni sul mantenimento e la valorizzazione del presidio ospedaliero».

Anche dalle forze di opposizione arrivano proteste. Da Chiara Braga, comasca e capogruppo Pd alla camera fino al consigliere regionale Angelo Orsenigo: «Mentre l’ospedale di Menaggio è minacciato dalla decisione di Bertolaso di chiuderne il pronto soccorso e trasformarlo in un presidio per cronici, ecco che nella maggioranza volano gli stracci e si scoprono i retroscena della decisione. Mentre il territorio è in subbuglio, non solo ci si azzuffa tra assessori della stessa maggioranza, con Bertolaso che si dice “ben lieto di passare il testimone”; scopriamo anche che il piano di totale ridimensionamento dell’ospedale di Menaggio sarebbe stato tenuto nascosto fino al termine delle elezioni europee, come riportato da Ansa in queste ore. Se non ci fosse di mezzo il diritto alla salute di decine di migliaia di persone dell’area del lago di Como, farebbe ridere. Invece è uno spettacolo triste e indegno».

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