Papà Domenico: «Massimo continua a sorprendermi»

Intervista Il padre di Massimo Riella non sapeva più nulla del figlio, lo pensava ancora tra le montagne: il Petit non aveva più fiducia né in lui né negli altri parenti. «Temo un gesto estremo in carcere» confessa Domenico

Massimo Riella si trovava in Montenegro, intenzionato probabilmente ad andare in Sud America una volta entrato in possesso di un passaporto falso. Nei Balcani pare avesse ripreso ad usare con disinvoltura un telefono e proprio le sue telefonate hanno agevolato la cattura.

Ma i parenti assicurano che non lo sentivano da parecchio ed erano addirittura convinti che si trovasse ancora sulle sue montagne o non molto lontano. L’ha detto la figlia Silvia e lo ribadisce anche il padre Domenico : «Ho sentito al Tg3 l’altra della sua cattura in Montenegro – dice l’anziano uomo, che continua a risiedere a Brenzio – Non mi stupisco più di nulla davanti a mio figlio. Di lui non ho più saputo niente dal giorno in cui l’agente penitenziario che avevo accompagnato nel bosco gli aveva esploso contro più colpi di pistola alla schiena, ferendolo. In un primo momento pensavo fosse addirittura morto, poi ho avuto invece le prove che era riuscito a curarsi da solo la ferita, ma non ho più avuto contatti con lui».

Da quel giorno, come sottolineato dalla figlia, il Petit non ha più avuto fiducia in alcuno e, dopo aver incontrato il proprio avvocato con l’intenzione di costituirsi, deve averci ripensato.

Non potendo certo fare all’infinito la vita del fuggiasco, deve aver architettato una fuga lontano, dove poter rifarsi una vita. «Venti giorni fa si trovava sicuramente in Valchiavenna, poi è stato anche in Valsassina – afferma ancora papà Domenico – Non posso sapere quando è espatriato, ma credo non da molto».

E ora che ne sarà del fuggiasco di Brenzio? «Ho sempre cercato di aiutarlo, nonostante ne abbia combinate tante – sono ancora parola di Domenico Riella – Non è mai cambiato e non credo cambierà mai. Io sono anziano e credo di avere il diritto di godermi gli anni di vita che mi rimangono; ora tocca a lui badare a se stesso».

«Ho paura – confida il padre – che dopo l’arresto non veda più una prospettiva dinanzi a sé e possa pensare a un gesto estremo in carcere». In carcere Riella c’era finito in attesa di giudizio perché ritenuto responsabile della rapina compiuta nell’ottobre dello scorso anno ai danni di due anziani compaesani, minacciati e malmenati. «Di una cosa sono assolutissimamente certo – ribadisce papà Domenico - : Massimo è estraneo a quel brutto episodio e qualcuno ha cercato di incastrarlo. Lo conosco bene e so che a tanto non arriverebbe mai».

© RIPRODUZIONE RISERVATA