Podcast, i Vitali profughi in Svizzera. La seconda parte dell’episodio dedicato al campo di Adliswil

Ascolta qui Lavori pesanti, umiliazioni, poca igiene, nessuna libertà... ma anche salvezza dalla minaccia nazista. Ecco cosa rappresentarono i campi di rifugiati per tanti ebrei come la famiglia Vitali, fuggita da Laglio

La vita nel campo profughi di Adliswil non è semplice per il pittore milanese proprietario di Villa Oleandre, oggi una delle dimore più famose del lago di Como, posseduta da George Clooney. In questa seconda parte dell’episodio di “Lontano dagli oleandri. Storia di una fuga” dedicato alle pagine di diario in cui Emilio Vitali racconta la permanenza al campo svizzero, vengono passati in rassegna gli episodi più significativi di quell’esperienza.

Ascolta "Adliswil, prigione o rifugio? Seconda parte" su Spreaker.Ascolta qui gratuitamente la seconda parte della puntata del podcast dedicata ad Adliswil

Le umiliazioni subite dai profughi ebrei, costretti a lavorare in cucina o in altri impieghi manuali, la mancanza di igiene - in un punto del diario, Emilio racconta che alcuni secchi della cucina venivano utilizzati dai profughi anche per lavarsi - e la scarsità di cibo rendono i mesi di Adliswil un ricordo estremamente amaro. Tale anche nella memoria di Marina, la figlia più piccola del pittore, che a distanza di 80 anni ci ha raccontato di quei giorni difficili.

Ma nel diario del pittore ebreo fuggito da Laglio c’è spazio anche per i momenti più belli: il compleanno della figlia Franca, le lettere di nonna Margherita, finalmente trasferita in un rifugio più accogliente, il ritorno all’esercizio artistico, ispirato alla natura svizzera, e una serata di profonda dolcezza passata insieme alla piccola Marina. Così le voci di padre e figlia, anche se separate dal tempo, in questa puntata tornano a parlarsi, in un dialogo ininterrotto.

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