Preso un pesce gatto americano a Gera: l’ennesima minaccia per il lago

È stato catturato da un pescatore professionista. Una varietà che arriva dagli Usa: «Peggio del siluro, mangia di tutto»

Il nostro lago, già provato dalla presenza sempre più invasiva del siluro deve purtroppo fare i conti con un nuovo e temuto predatore. Per l’intero specchio del Lario si tratta di una prima assoluta, considerato l’unico precedente riconducibile al nostro territorio risale a diversi anni fa nel lago del Segrino. Stiamo parlando del pesce gatto americano (conosciuto anche come pesce gatto punteggiato) e dare la notizia, con tutta la preoccupazione del caso è Stefano Vanoli, pescatore professionista di Gera Lario. Sua la prima cattura, con il pesce gatto americano finito nella rete dei persici. «E’ la prima volta che mi capita e proprio non ci voleva considerato che, da quel che si sa, il pesce gatto americano mangia di tutto, dalle uova deposte ai pesci. Temo proprio che insieme al siluro ora dovremo fare purtroppo i conti anche con lui», conferma a “La Provincia”.

Il nuovo arrivato - quasi sicuramente c’è la mano dell’uomo dietro questa infausta immissione nelle acque del Lario, su questo non sembrano esserci dubbi - è molto più grosso rispetto al pesce gatto noto alle diverse latitudini (attenzione dunque a non fare confusione). Può arrivare sino ai dieci chili e la sua presenza è letteralmente esplosa nel Po e in altri fiumi di pianura del Centro Italia. Gli esperti, sin dalle prime catture, l’hanno ritenuto pericolosamente invasivo, al pari del pesce siluro, ribadendo che «la sua pericolosità per gli ecosistemi degli specchi d’acqua o dei fiumi in cui si insedia è data proprio dal fatto che mangia di tutto». Ben diversa sorte da quella del comune “pesce gatto”, la cui popolazione si è peraltro notevolmente ridotta, con presenze sporadiche segnalate soprattutto all’interno di qualche porticciolo del nostro lago.

Di qui, per l’appunto, la preoccupazione. «Ai problemi già presenti - non da ultimo il lago zeppo di legna e detriti degli ultimi giorni a causa dell’ondata di maltempo - se sono aggiunti col tempo di nuovi, che davvero mettono a rischio un mestiere antico come il nostro. Il perché sta nel fatto che più specie non autoctone del lago vengono avanti meno le specie che qui sono presenti da tempo immemore hanno la possibilità di convivere serenamente con le dinamiche del Lario. Un’equazione che per forza di cose non ci lascia tranquilli». (Marco Palumbo)

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