Raggiro da 35mila euro a una donna sordomuta. Condannati a due anni e mezzo di carcere

La sentenza Un uomo e una donna riconosciuti colpevoli di circonvenzione d’incapace. Avevano fatto sottoscrivere alla vittima una serie di atti bancari e di finanziamento

Ci sono voluto ben sette anni prima di arrivare alla fine del processo (ancorché quello di primo grado), ma alla fine la sentenza è stata letta ed è una duplice condanna a carico di due persone accusate di aver approfittato di una persona “incapace” per arricchirsi e derubarla dei propri soldi.

Il Tribunale di Como ha condannato Greta Biffi, milanese con casa a Lezzeno, 44 anni, e Stefano Ravelli, 46 anni residente a Milano, rispettivamente a due anni e mezzo di carcere lei e a due anni di reclusione lui. Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di circonvenzione d’incapace.

L’accusa

La vicenda, per la quale la giustizia non si è dimostrata particolarmente veloce, risale all’aprile del 2016. Quando in due circostanze gli imputati sarebbero riusciti a convincere una pensionata «in evidente stato di infermità» a sottoscrivere atti e contratti che hanno fruttato - secondo l’accusa - alla coppia Biffi-Ravelli qualcosa come 35mila euro.

Due gli episodi contestati e legati tra loro. Il primo il 13 aprile quando Greta Biffi - stando alla contestazione - avrebbe materialmente convinto la vittima a chiedere un finanziamento da 45mila euro. Le due donne si sono presentate alle Poste centrali di via Gallio dove l’anziana vittima - sordomuta dalla nascita - è stata convinta ad accendere un finanziamento da 45mila euro, con restituzione dello stesso a rate. Con prelievo, ovviamente, dal conto corrente postale della donna considerata parte lesa della circonvenzione.

L’inchiesta

La seconda parte del reato sarebbe avvenuto alcuni giorni dopo, ovvero nel momento in cui i soldi del finanziamento sono arrivati sul conto dell’anziana convinta a sottoscrivere gli atti in Posta. A quel punto sempre Greta Biffi avrebbe accompagnato l’anziana nell’ufficio postale dove aveva il conto e le avrebbe fatto fare un ordine di pagamento del valore di 35mila euro sul conto corrente intestato al presunto complice, Stefano Rovelli.

Tutto sarebbe filato via assolutamente liscio, non fosse arrivata, un anno più tardi, una segnalazione ai carabinieri della stazione di Bellagio con l’avviso dell’operazione sospetta. I carabinieri si sono così messi a scavare per comprendere cosa ci fosse dietro quel bonifico. E con i colleghi della stazione di Como hanno iniziato a nutrire sospettati sulla reale volontà della titolare del conto di fare quell’operazione finanziaria. Al punto da chiudere l’indagine inviando una informativa finale in Procura che, nell’inverno del 2020, ha prodotto una richiesta di rinvio a giudizio per i due sospettati del reato di circonvenzione d’incapace.

Ci sono voluti però tre anni prima che il caso arrivasse in aula e, infine, alla sentenza finale con la condanna a due anni e mezza per Biffi e due anni per Rovelli.

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