Regina: «I movieri unica ricetta contro il caos. Roma li paghi al 100%»

L’intervista Fiorenzo Bongiasca, presidente della Provincia, vive a Gravedona e ogni giorno percorre la Regina

Il presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca guarda alla riunione di domani a Roma per «fare chiarezza» su quanto sta avvenendo. E chiede ad Anas che, oltre a far ripartire subito tutti i lavori, paghi interamente i costi per i movieri, «unica soluzione alle code».

Partiamo dal cantiere fermo a sorpresa. Adesso cosa succederà?

Il tavolo, costituito da prefetto, me e tutti gli altri rappresentanti non ha ad oggi notizie ufficiali. Sappiamo che, come avete comunicato anche voi, il 23 c’è l’incontro a Roma tra il committente Anas e l’appaltatrice Consorzio Stabile Sis e, da lì, dovrebbero darci notizia di come proseguiranno i lavori.

La ditta sta smantellando il cantiere, segno che lo stop non sarà breve.

A me non risulta. L’altra notte è arrivato un macchinario nuovo e lo so per certo perché è stato necessario anche chiudere la strada. Le notizie degli stop che abbiamo riguardano i trasporti. Come ho detto, però, attendiamo comunicazioni chiare.

Lei come rappresentante della Provincia cosa sta facendo per cercare di evitare che un’infrastruttura attesa da decenni diventi una odissea?

Chiaramente il nostro compito, e lo dico prima di tutto come cittadino interessato visto che la percorro tutti i giorni e poi come rappresentante della Provincia, non riguarda direttamente l’opera. La strada e l’appalto sono di Anas. Abbiamo però ovviamente attivato tutti i canali possibili, sia politici che amministrativi, per seguire la questione da vicino e capire per prima cosa quali sono i problemi. Al momento infatti non li conosciamo, quindi aspettiamo che ce li dicano. Gli scavi e i trasporti sono fermi, il resto del lavoro va avanti. Chiediamo e abbiamo chiesto di fare chiarezza e capire se la situazione che si è venuta a creare à legata a problemi di smaltimento o se ci siano altre questioni da approfondire.

Sulla Regina il traffico è in aumento non solo in estate , ma tutto l’anno. A fronte di numeri crescenti cosa si può fare per convivere con le code?

I movieri, non c’è altro ed è inutile nasconderlo. Quando un’arteria è così sovraffollata non ci può fare altro che cercare di regolare il traffico e renderlo il più fluido possibile. Questo vale in tutto il mondo, non solo qui.

Lo ha appena detto lei che la soluzione principale è quella dei movieri che, però, paradossalmente non ci sono nei giorni più critici ma solo nei feriali. Il problema è legato solo ai costi?

Era stata fatta la scelta di non metterli in campo il sabato e la domenica perché non ci sono i camion e, quindi, pur con le code il traffico viaggiava regolarmente.

Costi che però anche per il lunedì e venerdì gravano in gran parte sui bilanci degli Enti locali. Provincia in testa e poi i Comuni. Avevate affrontato il tema anche in un incontro a Villa Gallia. Non ritiene che essendo cantiere Anas debba essere Anas ad accollarsi le spese totali dei movieri, indispensabili per evitare la paralisi?

Assolutamente sì. Tutti insieme con i sindaci del territorio abbiamo mandato una lettera per chiedere ad Anas e al ministero delle Infrastrutture che i costi siano tutti a carico loro. In questi anni abbiamo dato una mano, ma i Comuni sono in difficoltà anche perché parliamo di soldi della spese corrente. E questo fino alla fine del cantiere anche perché se ripartono i lavori i camion che dovranno passare sono tanti.

Lei non è preoccupato di questo stop che si va ad aggiungere a un ritardo importante e pari circa a un anno e mezzo su tre di lavori?

Quando ci si confronta con un’opera così delicata, parliamo di 9.5 chilometri incastonati tra lago e montagna, è chiaro che si sapeva che ci sarebbero state difficoltà. Io sono della linea che “ogni ofelè fa el so mestè”. Qui c’è un contratto, i tecnici giudichino se le cose sono giuste o sbagliate. Ero molto preoccupato all’inizio quando si chiudeva la strada, adesso almeno si passa. C’è coda visto anche l’aumento del turismo, ma io dico fortunatamente, perché ci fa vivere.

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