«Ripartiti i lavori della Variante»
Ma non c’è l’accordo sull’arsenico

Messaggi rassicuranti dal ministero delle Infrastrutture dopo lo stop di febbraio. Tuttavia si continua a scavare lentamente. E delle esplosioni se ne riparlerà nei prossimi mesi

Colonno

Per la seconda volta in undici giorni il Mit - il ministero delle Infrastrutture e Trasporti - ha fatto sapere con i crismi dell’ufficialità che «i lavori per la Variante della Tremezzina sono ufficialmente ripresi, grazie all’intervento del vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini».

L’elenco delle attività in essere elencate dal Mit comprende anche «lo scavo della galleria principale “Comacina” lato Colonno” e così sempre a Colonno “il getto dell’arco rovescio della galleria di servizio Comacina».

Scavo che come raccontato domenica in presa diretta dal nostro giornale è progredito meno di 7 metri - contando anche la giornata di ieri (al momento si lavora su un turno solo) - dal 24 febbraio ad oggi e questo perché si procedendo non con le “volate” tradizionali tramite esplosivo, bensì con il “martellone” montato sull’escavatore.

E qui sta il nodo più importante di questa intricata vicenda e cioè che il cantiere potrà ripartire a pieni giri solo quando Anas e impresa avranno definito dove portare il materiale contenente arsenico naturale (in uscita dal portale nord di Griante) e idrocarburi (in uscita da Colonno). In questo contesto lo stesso Mit ha precisato, nella nota di ieri, che «resta in fase di definizione, presso il Collegio Consultivo Tecnico, la questione dello smaltimento delle rocce contenenti idrocarburi e arsenico, che sarà risolta nei prossimi mesi».

Di certo dunque al momento i lavori di scavo delle gallerie non ripartiranno a Griante, dove - stando sempre alla nota del ministero delle Infrastrutture e Trasporti - i lavori stanno contemplando da un lato «la realizzazione del concio di attacco della galleria principale Tremezzina (lato Menaggio)» e dall’altro (sempre lato Menaggio) «la costruzione della paratia di imbocco della galleria principale Tremezzina». Di sicuro l’intervento del vicepremier e ministro Matteo Salvini è servito «a superare gli ostacoli tecnici e burocratici, garantendo la prosecuzione dei lavori».

Al momento però siamo lontani dalle cinquanta (e oltre) maestranze promesse “a caldo” il 24 febbraio, anche perché senza “volate” il cantiere risulta comunque privo del suo core business, come più volte raccontato dal nostro giornale.

La questione è anzitutto economica, perché per riportare a regime la situazione dovrebbero servire (altri) 80-100 milioni di euro, senza i quali le “volate” tramite esplosivo e così l’andirivieni di camion di cantiere, con una base minima di 30-40 camion al giorno, tenendo conto che all’appello per raggiungere con la galleria principale “Comacina” Ossuccio mancano ancora 2 chilometri e 900 metri. Al momento si lavora con le attività “possibili” in questa fase. E’ chiaro che ora l’attenzione si concentra sulla ripresa delle “volate”, per le quali la parte economica si sposa anche con la necessità di trovare maestranze specializzate. L’impresa ha depositato una nuova richiesta per dar corso in proprio alle “volate”. Da capire quando e come riprenderanno e soprattutto come l’attività di cantiere si concilierà con l’impennata di traffico lungo la Regina, a stagione turistica ormai iniziata pur a fronte delle bizze del meteo.

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