Cronaca / Lago e valli
Martedì 28 Maggio 2024
Riscoprire i borghi del Lario e i laghi briantei. Clemente Tajana: «Rive ricche di storia»
L’intervista Una passeggiata di oltre 20 tappe insieme a Clemente Tajana per esplorare i luoghi più belli e nascosti del territorio comasco
In “Passeggiate comasche 2” (New Press Edizioni) Clemente Tajana ci riprende dove ci aveva lasciati nel primo volume. Infatti, nel precedente “Passeggiate comasche”, uscito lo scorso anno nelle edicole con “La Provincia” e ora disponibile nelle librerie, aveva esplorato Como quartiere per quartiere, o meglio, in molti casi, ex Comune per ex Comune, poiché tante delle cosiddette “periferie” di oggi sono stati paesi autonomi nei secoli passati. Il nuovo libro parte dai margini del capoluogo per indagare le due sponde comasche del Lario e anche la Brianza. In ventidue capitoli, porta il lettore a scoprire, o approfondire, “i borghi del Lario e i laghi briantei”, come recita il sottotitolo.
Sono gli ultimi giorni utili per accaparrarsi il volume in edicola, al prezzo speciale di 8,30 euro più il costo del giornale, poiché rimarrà disponibile fino al 3 giugno. Sta andando a ruba, quindi potrebbe capitare di trovarlo esaurito in qualche edicola, ma, nel caso, potete ordinarlo e il punto vendita verrà rapidamente rifornito.
Vi proponiamo una chiacchierata con l’autore, storico Ingegnere capo del Comune di Como e grande camminatore, che nei suoi percorsi intorno al Lario nota, approfondisce e racconta tanti dettagli che sfuggono ai più.
Clemente Tajana, qual è il suo preferito tra i cosiddetti “laghi minori” del nostro territorio?
Il lago di Piano. È straordinario per tanti motivi. Innanzi tutto, anticamente faceva parte del Ceresio, poi, a causa delle varie alluvioni torrentizie, si è separato ed è diventato un’oasi bellissima. Un tempo si produceva la canapa estraendo il materiale dal lago, che ha esercitato un forte richiamo anche sui pescatori e, purtroppo, sui cacciatori. Oggi è una riserva fortemente tutelata in un posizione eccezionale tra i due bacini maggiori del territorio, visto che ci si arriva o da Menaggio o da Porlezza. Da Menaggio lo si può raggiungere anche in bicicletta, attraverso la vecchia ferrovia trasformata in percorso ciclo-pedonale. E sarebbe il modo migliore, per rispettare l’ambiente.
Incredibilmente, il lago di Piano è frequentato quasi più dagli olandesi che dai comaschi. Dopo aver letto il suo libro, speriamo che si inverta la tendenza...
È vero, gli olandesi sono parecchi e c’è anche un piccolo campeggio vicino alla riva dove i clienti sono quasi tutti stranieri. Eppure sono tante, anche per i comaschi, le esperienze notevoli che si possono fare attorno al lago di Piano, come ascoltare il bramito del cervo, nelle serate a tema organizzate dalla Riserva.
A proposito di laghi separati dai terreni alluvionali, ai tempi di Plinio il Vecchio anche il lago di Mezzola, che pure ci porta a visitare nel suo libro, era tutt’uno con il Lario. Non si erano ancora formati i Piani di Spagna, a loro volta descritti nel volume, in particolare nel capitolo dedicato a Gera Lario.
Il fiume Mera, che parte da sopra Chiavenna, allora si gettava direttamente nel Lario, mentre oggi alimenta il lago di Mezzola. Quest’ultimo è formidabile, innanzitutto perché lungo le sue sponde si trova il Tempietto di San Fedelino, che forse è il più interessante monumento di tutto il romanico lombardo - o pre-romanico, come dicono alcuni. Poi offre la possibilità di attraversare il lago in barca a remi oppure di compiere bellissime passeggiate, che dalle rive portano verso le montagne sovrastanti. Inoltre, è frequentato da molti cigni e, a differenza di quanto siamo abituati a vedere sul lago di Como, dove di solito “scivolano” sull’acqua, lì capita spesso di ammirarli in volo e hanno delle ali impressionanti, con un’apertura che arriva ai due metri. È un lago selvaggio, per certi versi.
Camminando con un occhio rivolto alla storia, si ridefiniscono anche le scale valoriali. Per esempio, si scopre, nel capitolo dedicato, che il Comune più esteso della provincia di Como non è il capoluogo, bensì Gravedona, già capitale della Repubblica delle Tre Pievi. E anche Torno era più grande e popoloso di oggi, prima delle distruzione subita nel 1522...
Torno è stato il più grosso rivale di Como nelle lotte per il predominio nella produzione della seta. Gravedona era a capo delle Tre Pievi - Dongo, Gravedona, Sorico - e attualmente ha un’estensione incredibile, perché comprende anche Consiglio di Rumo e Germasino. Arriva fino alle Alpi della Mesolcina meridionale, che sono quasi svizzere. Poi vanta monumenti di grande interesse: non solo Santa Maria del Tiglio, ma anche Santa Maria delle Grazia, nel borgo a lago. E non fermatevi lì: consiglio di salire a vedere la chiesa di San Giovanni Bassista a Brenzio e quella dei Santi Donato e Clemente a Germasino. Meritano una visita a una sosta pure i crotti della zona.
Le sue descrizioni dei borghi lacustri non sono soltanto da terra, ma ogni tanto si imbarca, come dovremmo fare tutti e come si è fatto per secoli, e dal lago scopre dettagli sorprendenti. Come il museo a cielo aperto incastonato nel muraglione di Villa Val Scura, dove si trovano persino le statue che un tempo proteggevano gli accessi al porto di Como. Quindi, può smentire chi scrive sui social, e non solo, che il San Giovanni Napomuceno del vecchio porto sia quello posizionato in via per Cernobbio all’altezza di Villa del Grumello...
Proprio così. Villa Val Scura ha una storia interessante, perché per un periodo è stata di proprietà di un collezionista, Giuseppe Pedraglio, appassionato di antichità, che ha acquistato le statue della Madonna e di San Giovanni dall’antico porto di Como - oggi piazza Cavour - e un “Cristo pantocrator”, credo in granito, che si trovava nella chiesa di San Clemente sulla punta di Geno. I Cornaggia, infatti, quando costruirono Villa Geno, demolirono San Clemente, che poi era la chiesa del famoso lazzaretto, utilizzato ai tempi della peste manzoniana. Tornando a Villa Val Scura, dal lago si possono vedere anche resti di tombe romane applicati sul muro. Da sottolineare il fatto che questo museo all’aperto sia stato creato in un’epoca in cui tanti lo potevano ammirare, perché i comaschi che si spostavano con i comballi e le gondole erano più di quelli che percorrevano le strade lungo le sponde. Per cui chi navigava, poteva fare una sosta e godere di tutte queste meraviglie, rimanendo a bordo del natante. Lungo il muraglione che scende direttamente nel lago si può contemplare la storia di Como.
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