Rogo sui monti di Sorico, la grigliata non c’entrava: assolti

Il processo L’incendio nel dicembre 2018. Nessuna responsabilità per i ragazzi di Cantù e Fino. Scongiurata la maxi sanzione da 8 milioni

Assolti entrambi «perché il fatto non sussiste». Non furono Daniele Borghi, residente a Cantù, e Alessio Molteni, di Fino Mornasco, entrambi di 27 anni, difesi dagli avvocati Ivana Anomali e Giuseppe Fadda, a incendiare il monte Berlinghera sopra Sorico, un rogo che era stato devastante e che aveva covato sotto la cenere – prima di essere definitivamente spento – per un quasi un mese. In cielo si erano anche alzati i Canadair. Secondo quella che era stata l’inchiesta dei carabinieri forestali, il rogo aveva avuto origine da un braciere nei pressi di una baita dove si trovavano i due ragazzi che stavano festeggiando le ore precedenti l’attivo dell’ultimo dell’anno con una grigliata.

La richiesta del pm

Una grigliata che – sempre secondo la ricostruzione dell’accusa – aveva generalo tizzoni che spinti dal vento avevano dato il via alle fiamme che per il secco di quei mesi si erano velocemente propagate dalla baita dove i ragazzi si trovavano, di proprietà del nonno di uno dei due, al resto della montagna.

L’incendio si era sviluppato il 30 dicembre 2018, impegnando per molti giorni di lavoro i vigili del fuoco e la protezione civile con anche – come detto – Canadair ed elicotteri. Il rogo si era divorato undici case, con anche tre persone in ospedale per ustioni e intossicazioni da fumo e una cinquantina di evacuati. Non solo, perché ai due giovani indagati era stato anche presentato un conto spaventoso con una maxi ammenda da 13 milioni e mezzo di euro (poi scesi a “solo” otto milioni), cifra ottenuta in base ad un calcolo matematico che attribuisce una somma pecuniaria da 118 a 593 euro per ogni cento metri quadrati di superficie boschiva distrutta (680 ettari per l’accusa).

La difesa tuttavia, in questo lungo processo che si è concluso ieri, aveva subito sottolineato – come detto dall’avvocato Anomali – come si stesse «cercando un colpevole e non il colpevole», proponendo versioni alternative che evidentemente – in attesa di leggere le motivazioni – hanno retto.

Secondo la difesa, quel giorno in montagna c’erano più persone e non solo gli imputati, in una zona facilmente soggetta ad incendi come capitato anche in altri anni e pure quel giorno del dicembre 2018, quando si svilupparono in contemporanea tre incendi facendo propendere per «un fenomeno naturale di combustione».

Infine, «il braciere individuato dalla Forestale – ha concluso l’avvocato Anomali – era fuori dalla proprietà degli indagati, e ben potrebbe essere stato usato nei giorni precedenti riattivandosi per il vento».

Arringa della difesa

Perentorio, nell’arringa di ieri, anche il legale Giuseppe Fadda: «Questi ragazzi rischiano una condanna ad un anno e otto mesi (come chiesto dal pm, ndr) e anche una condanna civile con quegli otto milioni di euro di risarcimento chiesti, ma faccio presente che non giocano a tennis come Sinner e nemmeno a calcio come Ronaldo. E il tutto per un incendio che, ci dicono i dati, si sarebbe sviluppato anche fossero stati a Riccione».

Poi la chiosa: «Ci è stato detto quale era il braciere da cui sarebbe partito il tutto ma questo era decine di metri lontano dalla baita dei ragazzi. Quindi la tesi è stata modificata, dicendo che un tizzone del loro barbecue potrebbe essere finito in quel braciere, portato dal vento, riattivandolo. Ma non si può rovinare la vita di due ragazzi se sono questi i presupposti». Ed il giudice ha dato alla fine ragione alle difese, assolvendo i ragazzi.

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