«Rsa, avevamo paura a denunciare»

Dizzasco Alcuni ex dipendenti confermano gli episodi di violenza. «Moretti? Ha fatto bene a presentare l’esposto»

Nella casa di riposo “Sacro Cuore” di Dizzasco, diversi sapevano che un operatore della Rsa – che poi si scoprirà essere Pasquale Moretti, il primo a scoperchiare il vaso di Pandora su quanto avveniva tra quelle mura – aveva intenzione di dire basta e di andare a fare denuncia ai carabinieri raccontando i maltrattamenti ad alcuni degli ospiti della struttura.

Le testimonianze

Pare anche che vi fosse chi lo chiamava “il fotografo”, forse per ironizzare su quella sua voglia di immortalare quello che vedeva. Ma c’era anche chi, una volta appreso che il grande passo era stato compiuto, non si era nascosto appoggiandolo: «Hai fatto bene».

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Ed in effetti, la voce dell’uomo che poi diede il via all’inchiesta, che ha portato i militari dell’Arma ad installare telecamere dentro la Rsa che hanno poi documentato quelle che sono le contestazioni di oggi, non è rimasta la sola. Alla sua se ne sono aggiunte altre, tra cui quella di una ex tirocinante che avrebbe in sostanza confermato di aver assistito ad alcuni maltrattamenti, oppure quella di una ex operatrice che avrebbe detto di non aver visto direttamente, con i suoi occhi, ma di sapere indirettamente che queste avvenivano. E poi anche una di una dipendente, che al telefono – ascoltata indirettamente anche dai carabinieri della stazione di Centro Valle Intelvi – aveva confermato, aggiungendo però di non aver detto mai nulla per paura di non essere creduta.

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Tutti elementi che ora sono però nelle mani della Procura di Como (assieme a video, foto, chat sui social), in un fascicolo coordinato dal pubblico ministero Alessandra Bellù che ha inevitabilmente sconvolto la valle e i residenti. Le immagini dei carabinieri, riprese all’interno della Rsa, hanno fatto il giro della Penisola e il malumore è stato tanto, anche se non bisogna mai dimenticare che siamo sempre in una fase ancora di indagine, dove le eventuali responsabilità sono ben lontane anche solo da un giudizio.

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A tal proposito, dopo l’esecuzione delle sette misure cautelari (due in carcere) con gli interrogatori che sono iniziati nella giornata di mercoledì, lo stesso giudice Massimo Mercaldo non ha ancora sciolto la riserva sulle istanza delle difese in merito all’attenuare della misura detentiva del carcere. Sono due gli ausiliari socio assistenziali colpiti dalla forma più pesante di privazione della libertà. Negli interrogatori, assistiti dai loro legali, hanno parlato, hanno fornito la loro versione che non è nota, e alla fine hanno chiesto l’alleggerimento della detenzione. Una risposta dal gip che ha firmato le misure cautelari non è però ancora giunta.

Almeno cinque vittime

Oggi intanto dovrebbero cominciare gli interrogatori degli altri cinque arrestati cui però erano stati concessi i domiciliari in quanto con minori contestazioni rispetto ai due principali indagati. Fatti di maltrattamenti ad almeno cinque anziani della casa di riposo di Dizzasco, tutti compresi in un periodo di tempo abbastanza ristretto, tra il mese di dicembre e quello di gennaio.

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