Cronaca / Lago e valli
Martedì 10 Novembre 2020
Soldi agli imprenditori in difficoltà
Tassi usurari fino al 600% all’anno
I debitori erano anche costretti a iscrivere ipoteche sugli immobili - In manette finiscono due comaschi e un pensionato residente a Laglio
Con l'accusa di avere prestato denaro a tassi usurari, con interessi che oscillavano tra il 50% su base mensile e il 600% su base annua, militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza hanno arrestato ieri mattina tre persone, destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare chiesta e ottenuta dalla Procura della Repubblica di Como.
Al Bassone sono finiti Paolo Barrasso, 58 anni, origini foggiane ma residente in città, dipendente di una società cooperativa a mutualità prevalente, e Gabro Panfili, 74 anni, ex dipendente Aci, pensionato, milanese di nascita ma residente a Laglio (e già al centro di una analoga vicenda di usura nel 2012), mentre agli arresti domiciliari è finito Giovanni Gregorio, 82 anni, originario di Lezzeno ma residente lui pure in centro città (con un domicilio a Bellagio).
L’indagine - coordinata dal pm Pasquale Addesso - verte su una attività finanziaria abusiva che interesserebbe in tutto 13 tra imprenditori e professionisti accomunati dalla medesima crisi di liquidità e dalla scelta di rivolgersi a fonti di approvvigionamento esterne al circuito bancario.
In particolare, i tre sono accusati di avere prestato denaro a Bruno De Benedetto, il commercialista di Como con studio in via Giulini che a ottobre dell’anno scorso finì in carcere nell’ambito della indagine sulle finte coop e sul crac del bistrot “Pane e tulipani”. De Benedetto - che in seguito a quella vicenda patì una condanna a un anno e dieci mesi - si sarebbe fatto prestare da Gregorio la bella somma di 400mila euro tra il 2015 e il 2019, soldi che in fase di restituzione divennero 600mila in virtù - dice la Procura - di interessi fino al 50% su base mensile e fino al 600% su base annua. I soldi sarebbero stati restituiti anche tramite assegni tratti dai conti correnti delle società che De Benedetto gestiva, come nel caso della Houdini srl, della Chops o ancora della Villa Olmo lago (quelle con cui il commercialista aveva fatto funzionare le sue attività, a partire dal ristorante del lido di Villa Olmo). Di fatto pare che Gregorio gli desse 10mila euro al mese pretendendone 15mila il mese successivo.
Non solo: ha ricostruito la Guardia di finanza che sempre Gregorio impose al professionista comasco l’assunzione di una donna di nazionalità nigeriana per farle ottenere il permesso di soggiorno, corrispondendole oltre 52mila euro a titolo di retribuzione, soldi che finivano dritti su conti di Gregorio. Non bastasse, De Benedetto finì anche per dover restituire mezzo milione a Barrasso, il quale, tra il 2016 e il 2019, gliene aveva prestati 300mila. In questo caso il piano di rientro fu più “morbido”: 5mila euro prestati oggi significavano 7mila restituiti tra un mese (tasso mensile del 20%, annuale del 240%). E ancora: Gabro Panfili, imprenditore implicato in una vicenda analoga nel 2012 che a quanto pare gestiva la sua attività “bancaria” dall’ufficio della moglie, in via Volta, in uno spazio adibito a “commercio di mobili antichi”, Gabro Panfili diede a De Benedetto 150mila euro, ottenendone indietro 230 (6,67% su base mensile, 80% su base annua).
A Panfili e Barrasso la procura contesta però anche altri episodi, come nel caso dell’iscrizione di alcune ipoteche volontarie su diversi immobili di alcuni “clienti” - nel caso di Panfili si parla di appartamenti a Nesso e a Capiago Intimiano - che finivano poi per essere trasferiti nel patrimonio di famiglia dell’indagato.
Stesso sistema avrebbe adottato Barrasso con un immobile ad Argegno, venduto e riacquistato dai precedenti proprietari per 265mila euro, a fronte di un prestito di 153mila. Situazioni analoghe Procura e guardia di finanza hanno focalizzato nei Comuni di Inverigo, Alzate Brianza, Cadorago, anche se non in tutte le circostanze è stato possibile raggiungere la prova della applicazione di tassi realmente usurari.
Nel complesso, De Benedetto ricevette in prestito un milione di euro e ne restituì un milione e 600mila euro.
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