Tracce dell’assassino su un cassetto? Caccia alle impronte

Garzeno Macchie di sangue sopra un mobile all’ingresso della casa. Forse le ha lasciate il killer dopo aver ucciso Candido

Gli anglosassoni lo chiamano “smoking gun”. La pistola fumante. È quell’elemento che consente ai casi di omicidio di essere risolti nelle prime 48 ore. Passato quel tempo, l’indagine entra in una seconda fase. Dove il lavoro della scientifica e la caccia ai reperti diventa indispensabile. E dunque la mossa dei carabinieri del Reparto operativo di Como di vietare l’ingresso sul luogo del delitto a chiunque, se non agli esperti della Sezione investigativa scientifica di Milano, potrebbe rivelarsi decisivo per la soluzione del mistero sull’assassinio di Candido Montini, il commerciante-pensionato trovato morto mercoledì mattina all’ingresso della sua abitazione di Catasco di Garzeno.

Il killer si è tradito?

Dopo il primo sopralluogo si può dire che sono principalmente due gli elementi, riscontrati sulla scena del crimine, che potrebbero tornare utili una volta che saranno elaborati dai laboratori di Milano. Il primo è una traccia lasciata sul pavimento da una scarpa che ha calpestato il sangue della vittima. Scarpa che, dai primi riscontri, non sarebbe riconducibile a nessuno dei soccorritori e neppure al fornaio vicino di casa e alla cognata della vittima, entrati in casa per chiamare i soccorsi. Se sia o meno un’impronta lasciata dall’assassino è decisamente presto per dirlo.

Il secondo elemento interessante è la presenza di tracce di sangue su un cassetto, seminascosto, piazzato proprio accanto al corpo del povero signor Montini. L’esistenza di quelle macchie non possono che far pensare che, ad aprire il cassetto, sia stato qualcuno, dopo l’aggressione mortale. E quel qualcuno, suggerisce la logica - e gli accertamenti compiuti finora - non sarebbe altri che l’assassino. Ovviamente i carabinieri della Sezione investigativa scientifica hanno cercato a lungo impronte in corrispondenza a quella macchia. L’esito potrebbe essere anche decisivo.

Rilievi sul portafoglio

Sono invece stati inviati ai Ris di Parma i reperti diversi dai rilievi. E quindi gli abiti che indossava la vittima, alcuni oggetti rinvenuti nella stanza dell’aggressione mortale e, ovviamente, il portafogli rinvenuto a una ventina di metri dalla casa di Candido Montini.

Non vi è dubbio, infatti, che a portarlo fuori dall’abitazione e a gettarlo - vuoto - a ridosso di un pollaio poco distante sia stato chi ha colpito e ucciso il 76enne proprietario dell’alimentari di Catasco. Su quel portafogli i tecnici del Reparto investigazioni scientifiche di Parma effettueranno non solo gli accertamenti per cercare eventuali impronte digitali, ma anche approfondimenti per tipizzare i profili di Dna che saranno riscontrati così da verificare se vene siano di diversi da quello della vittima.

Insomma, la pistola non sarà più fumante. Ma gli elementi per continuare a coltivare ottimismo, per giungere alla risoluzione del giallo di Catasco, non mancano di certo.

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