Cronaca / Lago e valli
Martedì 19 Maggio 2020
Tutti fermi in coda
«Ma i frontalieri
meritano rispetto»
Anche due ore di tempo da Porlezza alla dogana La protesta di chi attraversa il confine per lavoro mentre la Svizzera sembra sorda alla voce dei sindaci
Ormai, con il turismo ancora fermo sulla sponda occidentale del nostro lago (dunque niente bus turistici) e soprattutto con il valico di Arogno (sotto i tornanti della Valmara) sbarrato ai frontalieri dall’11 marzo, il nuovo epicentro del caos viabilistico è qui, nei 10,4 chilometri che separano Porlezza dal valico ticinese di Gandria, passando per la dogana italiana di Oria Valsolda.
Quella di ieri è stata l’ennesima mattinata di caos, forse la più difficile degli ultimi 45 giorni, con i frontalieri già in coda alle 5.30. Uno di loro ha inviato a “La Provincia” una foto dello stato dell’arte scattata alle 6 in punto all’interno della galleria “nuova” a Cressogno (Valsolda). «Tutto fermo. Inizio di giornata molto difficile», le sue parole. Anche sul gruppo facebook “I Frontalieri di Gandria” numerosi sono stati i commenti in presa diretta: «Un disastro. Sono arrivato a Porlezza alle 5.15 per essere in dogana quasi due ore dopo. Assurdo». E ancora: «Più di un’ora per fare tutta la galleria nuova». Non poteva mancare l’ennesimo appello, lanciato dai diretti interessati e cioè dai frontalieri: “Riaprite subito la Valmara!”.
Il giorno più duro
Il lunedì, come già evidenziato dal nostro giornale la scorsa settimana, è il giorno di gran lunga più critico per questo tratto di viabilità, tenendo conto che su Oria e su Gandria confluiscono anche i frontalieri che scendono dalla Valtellina e si recano in Ticino e in Svizzera al lunedì per far rientro poi a casa il venerdì sera.
A questi vanno aggiunti almeno 900 dei 1200 lavoratori che solitamente varcano il confine attraverso i tornanti della Valmara e il valico di Arogno, per il quale si è ipotizzato una riapertura a partire dal 3 giugno, anche se ieri Berna ha sentenziato: «Potrebbe essere che la Svizzera decida di non allinearsi all’annuncio italiano dei confini riaperti dal 3 giugno». Neppure l’invito a esporre il permesso “G” sul cruscotto della vettura, ieri, è servito a diminuire l’impatto delle code. «Abito a ridosso della Regina e già alle 5 si cominciano a formare le prime code. Credo che oggi da Oria e Gandria transitino tra i 2 ed i 3 mila frontalieri in più rispetto agli abituali standard. E’ chiaro che i frontalieri meritano rispetto così come il rispetto lo meritano i Comuni in questo momento sotto pressione per l’aumento del traffico. Mi chiedo perché la Svizzera si ostini a tenere chiusa la Valmara - sottolinea il sindaco di Porlezza, Sergio Erculiani -. Sta accadendo anche sul nostro territorio quello che avviene per diversi mesi l’anno nelle strettoie del lago ovvero un aumento sensibile del traffico con annessa impennata delle polveri sottili».
Il prefetto
E rilancia: «Senza troppo enfatizzare la situazione, in questo momento difficile per tutti, chiedo da sindaco la giusta attenzione per chi deve raggiungere il posto di lavoro in Ticino senza trascorrere ore in coda e per chi vive lungo le strade percorse dai frontalieri. Avevo già rivolto un appello al prefetto Ignazio Coccia sollecitando un monitoraggio costante in vista di un possibile “contagio di ritorno”, alla luce delle riaperture anticipate in Ticino, dove non vi è l’obbligo di indossare le mascherine protettive. Torno a chiedere attenzione per Porlezza, per i frontalieri e per il territorio. E’ importante che la politica a tutti i livelli faccia sentire la propria voce».
© RIPRODUZIONE RISERVATA