Un milione di lavarelli: «Così il nostro lago tornerà a popolarsi»

La storia Collaborazione tra l’incubatoio di Fiumelatte e i pescatori professionisti di Tremezzina e Bellagio. «Soltanto in questo modo si battono clima e burocrazia»

È un segnale forte quello arrivato nell’ultima settimana - e così nelle settimane a venire - attraverso l’incubatoio di Fiumelatte, da cui sono stati riversati nel lago i primi 360 mila lavarelli, risultato di un paziente lavoro iniziato con la “spremitura” delle uova avvenuta tra metà dicembre e inizio gennaio, dopo le catture selettive effettuate tra i Beau Rivage a Griante e la punta di Bellagio.

Ancora una volta la collaborazione tra l’incubatoio di Fiumelatte rappresentato dall’ittiologo (e responsabile dello stesso incubatoio) Alberto Negri e i pescatori professionisti Livio De Angeli (Tremezzina) e Alessandro Sala (Bellagio) ha portato a dare una risposta concreta al brusco calo di catture di questa specie simbolo del nostro lago, stretta tra problemi contingenti quali la carenza di plancton nel mese clou dopo le nascite (febbraio) e leggi farraginose che hanno bollato i lavarelli come specie alloctone, impendendone l’immissione nel lago.

Questo sino alla deroga ministeriale giunta lo scorso settembre e valida per il triennio 2024-2026.

«E’ un segnale importante quello legato alla ripresa delle immissioni, ferme di fatto dal 2021. La scorsa settimana sono stati immessi 120 mila piccoli lavarelli, cui hanno fatto seguito altre 240 mila immissioni - spiega a questo proposito Alberto Negri - Nei prossimi giorni daremo corso alla restante parte di immissioni sino a un totale di 1 milione e 200 mila esemplari. Per fornire un termine di paragone facilmente riconoscibile, se dovesse salvarsi il 10% degli esemplari immessi nel lago, significherebbe garantire tra le 25 e le 30 tonnellate di lavarelli».

La preziosa attività svolta dall’incubatoio di Fiumelatte è riassunta anche in questo secondo dato, legato al fatto che il 77% degli esemplari di tre anni pescati nelle zone di riproduzione sono da ricondurre all’attività dell’incubatoio stesso e questo perché, attraverso una particolare procedura (o “marcatura”), di ogni singolo esemplare è possibile sapere se proviene o meno da Fiumelatte.

«Sicuramente anche a fronte dei saliscendi del lago gran parte delle uova di lavarello sarebbero andate perse, soprattutto nella zona dei Beau Rivage a Griante - sottolinea Livio De Angeli - Si è instaurata un’ottima collaborazione con l’incubatoio di Fiumelatte. Rimarco poi che, dati del pescato alla mano, c’era il rischio concreto di dover fare i conti con sempre meno lavarelli disponibili per il nostro lago, a fronte anche di interpretazioni legislative che si commentato da sole».

Sul tema del calo rilevante di esemplari di lavarello Alberto Negri ha anche fatto notare che, insieme al fattore lago (quest’anno peraltro il livello è sceso meno del previsto, complici le piogge abbondanti che continuano anche), a pesare è anche la carenza di cibo ed in particolare di plancton, che nel mese di febbraio ha ridotto - e di parecchio - le percentuali di sopravvivenza degli esemplari da poco nati.

Infine una notizia “di servizio”. I lavarelli immessi nel lago in queste settimane saranno pronti per eventuali catture tra diciotto mesi ovvero nell’autunno del 2025, nel momento in cui avranno raggiunto una lunghezza di 26 centimetri.

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