Cronaca / Lago e valli
Lunedì 16 Dicembre 2019
Un parco subacqueo all’Isola Comacina
Il progetto dell’architetto-regista Cervi
«Ci sono ancora molti reperti archeologici sul fondale. E il ministero potrebbe essere interessato a questa iniziativa»
n parco archeologico subacqueo che permetta di conoscere i reperti dell’Isola Comacina nascosti nelle acque del lago, come risorsa del territorio.
È l’ambizioso progetto dell’architetto Donatella Cervi – nota anche come regista – originaria di Como ma residente a Moltrasio che negli anni d’università ha sviluppato una tesi a riguardo al Politecnico di Milano, con relatore il professor Mario Luigi Belloni.
Il parco archeologico subacqueo è stato il sogno di Donatella e ora che il ministero ha istituito una apposita sezione, sembra riaccendersi la possibilità di trasformarlo in realtà. «Ho ipotizzato un parco archeologico subacqueo e portato tutte le campagne subacquee fatte all’Isola Comacina dove mio papà aveva fatto parte della squadra negli anni Sessanta, con la Como sub che lui stesso aveva costituito con altre persone - spiega Cervi - Ho fatto uno studio per capire com’era la vita sull’isola e quindi intuire cosa potrebbe esserci sui fondali del lago. Ora che il ministero ha manifestato questo interesse per i parchi archeologici sommersi, si aprono nuovi scenari».
Campagna di tre anni
Il lavoro è durato tre anni: la campagna subacquea aveva confermato l’antica parte civile dell’Isola verso Ospedaletto grazie al ritrovamento di una macina, di una fiocina e di parte di una colonna.
Nella zona esterna e più scoscesa dell’Isola ci fu invece un ritrovamento importante: un ossario in serizzo risalente all’epoca romana. Durante le operazioni ricognitive furono rinvenuti ben 95 elementi, tra i quali due destarono particolare interesse. «Si trattava di due muri localizzati a nord dell’Isola situati ad una profondità di -17 metri il primo e di -13 metri il secondo - spiega Cervi - La loro posizione, allineata su uno stesso asse e con la sponda di fronte, fece sorgere l’ipotesi di un collegamento dell’Isola con la terraferma».
Tre ipotesi
Tutti i dati acquisiti vennero elaborati e i risultati ottenuti consentirono di avanzare tre ipotesi: la prima immaginò il crollo dell’istmo con la conseguente formazione del canale, la seconda il distacco dell’Isola dalla terraferma per l’azione dei ghiacciai o per un movimento tellurico, la terza avanzò l’ipotesi di un collegamento artificiale nei 137 metri circa che separano l’Isola dalla località di Ospedaletto, quest’ultima la più accreditata. «Credo ci sia ancora molto da scoprire su quei fondali – conclude l’architetto - al punto da giustificare la creazione di un parco archeologico subacqueo che, coniugando l’aspetto culturale con quello sportivo. Potrebbe costituire un’opportunità di importanza e di respiro internazionale».
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