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Cronaca / Lago e valli
Domenica 23 Febbraio 2025
Variante Tremezzina a ritmo lento. Ma sempre più cara
Dai 330 milioni di euro del primo progetto ai 412 della consegna dei lavori. E non è ancora finita. Secondo le indiscrezioni l’Anas dovrebbe riconoscere altri cento milioni per riprendere gli scavi nelle gallerie
La ripresa dei lavori della Variante della Tremezzina rappresenta sicuramente l’epilogo di una lunga e ingarbugliata vicenda politica, ma anche e soprattutto economica. Tanto che lo stesso ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha confermato che «siamo pronti a coprire eventuali nuove necessità economiche».
Il dato oggettivo è che il costo iniziale dell’infrastruttura destinata a collegare Colonno con Griante era fissato a 330 milioni di euro, 210 dei quali garantiti dallo “Sblocca Italia” e 120 assicurati su più annualità da Regione Lombardia. Peraltro blindare prima e prorogare poi i 210 milioni di euro dello “Sblocca Italia” ha richiesto tra il 2016 ed il 2018 una mobilitazione politica bipartisan. Il computo era poi salito a 388 milioni (sempre al netto dell’Iva) per tutta una serie di modifiche progettuali che erano state effettuate dopo le sottolineature in fase di progettazione definitiva da parte della Soprintendenza.
Dunque già prima dell’ultimo step progettuale la variante della Tremezzina costava più di 38 milioni di euro al chilometro. Il 22 marzo 2023 Anas, nella lunga nota che ufficializzava la consegna totale dei lavori (altro tema che meriterebbe un approfondimento a sé), rimarcava che «il progetto esecutivo della Variante della Tremezzina ha un valore economico di circa 412 milioni di euro».
Dunque in cinque anni, i costi per realizzare questa strategica infrastruttura sono lievitati di 82 milioni di euro, sempre all’interno dell’Iva. Tutto questo ricordando che l’impresa che si è aggiudicata il maxi appalto - il Consorzio Stabile Sis - ha offerto un ribasso di 81 milioni di euro e che da inizio 2023 di mezzo a far lievitare ulteriormente i costi si sono messi gli idrocarburi (a Colonno) e soprattutto l’arsenico naturale a Griante. Proprio parlando del trasporto e del conferimento dell’arsenico, Anas in uno dei Tavoli tecnici convocati da prefetto e presidente provinciale aveva parlato di «situazione potenzialmente apocalittica». Poi era arrivato il fermo parziale dei lavori (che dovrebbe aver cristallizzato anche il conto alla rovescia dei 5 anni e 2 mesi per ultimare la variante) a Griante e a stretto giro lo stop alle “volate” tramite esplosivo a Colonno.
Il resto è storia recente, perché se da sei mesi a questa parte il contagiri del cantiere è proseguito senza però lavorazioni rilevanti a corredo (al netto dei micropali propedeutici a realizzare l’imbocco della galleria principale a Griante), la querelle che ha tenuto banco tra Anas e impresa è stata di natura logistica, ma soprattutto economica. Tanto che l’impresa - come documentato dal nostro giornale - ha detto “no” alla copertura del 60% di quanto richiesto, ufficializzata da Anas a valle della determina del Collegio Consultivo Tecnico, datata 17 dicembre. Chiaro dunque che l’intervento a gamba tesa del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è servito a rasserenare gli animi, ma anche a garantire opportune e per il territorio provvidenziali coperture economiche fondamentali per garantire la ripresa dei lavori.
I rumor indicherebbero una cifra aggiuntiva - non ancora definita nel dettaglio - superiore ai 100 milioni di euro, che porterebbe il computo totale dell’infrastruttura sopra il mezzo miliardo di euro, sempre tenendo conto del ribasso iniziale, il che significa circa 51-52 milioni di euro al chilometro. Cifre ovviamente tutte da verificare e confermare.
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