Abrogato il reato di abuso d’ufficio. Soddisfatti i sindaci comaschi: «Ora per noi meno rischi»

Il dibattito Gli amministratori locali a favore della cancellazione dell’articolo dal codice penale. Galbiati: «Lo scrissi nella mia tesi, era il 2008». Moretti: «Attenzione, non vuol dire “liberi tutti”»

Con l’approvazione in seconda lettura alla Camera, mercoledì, del ddl Nordio si può dire addio anche all’abuso di ufficio, considerato dalla grandissima maggioranza dei sindaci italiani un’inutile e dannosa spada di Damocle. La pensano così anche i sindaci comaschi, che si esprimono all’unisono a favore della cancellazione, senza particolari distinzioni di colore politico.

Il reato di abuso d’ufficio (articolo 323 del codice penale) riguarda chi commette illeciti nell’esercizio delle proprie funzioni di pubblico ufficiale, ma già da qualche anno i sindaci e gli amministratori locali sollevavano critiche sul suo funzionamento. Critiche che con l’approvazione alla Camera del disegno di legge proposto dal ministro della Giustizia trovano soddisfazione.

«L’abrogazione del reato è un sollievo in quanto i rischi e le pressioni derivanti da questa normativa erano ormai diventati esasperanti, limitando la capacità di agire con decisione e tempestività» spiega infatti Mario Pozzi, sindaco di Centro Valle Intelvi. Le sue parole possono essere riassunte in un’espressione spesso associata alle conseguenze concrete del reato di abuso d’ufficio: la “paura della firma”. Il timore cioè di sindaci e amministratori locali di assumersi responsabilità legate a provvedimenti anche banali, per via del rischio di incorrere in procedimenti penali. «Basti pensare a Mario Lucini e al caso paratie - è il commento di Simone Moretti, sindaco di Olgiate - I sindaci sono considerati giustamente responsabili di ogni cosa, ma fintanto che il reato di abuso d’ufficio è stato in vigore per qualsiasi firma si poteva finire indagati, per poi essere assolti nella maggior parte dei casi. Ma i titoli in prima pagina non te li toglieva nessuno e le persone si ricordano di quelli anche quando vieni assolto». Dello stesso parere anche Matteo Monti, sindaco di Cernobbio: «I sindaci devono firmare tutto come rappresentanti legali, quindi è importante sentirsi liberi di agire»

Nel 2021 solo 5 condanne

Tra le principali critiche mosse all’articolo 323 del codice penale in effetti c’è quella relativa al suo perimetro troppo ampio, che si presa a varie interpretazioni che a loro volta portano a processi dove l’assoluzione è l’esito più frequente. Dati alla mano, il ministero della Giustizia ha rilevato che nel 2021 su 5.418 procedimenti per abuso d’ufficio, davanti alle sezioni Gip/Gup dei tribunali, le condanne sono state solo nove e le sentenze di patteggiamento 35. «Neanche a farlo apposta, ma forse col senno del poi in maniera un po’ predittiva, mi sono occupata del reato di abuso d’ufficio nella mia tesi di laurea - racconta Alice Galbiati, sindaco di Cantù - Avevo approfondito proprio il dato statistico della sua applicazione ed evidenziato la nettissima sproporzione tra fascicoli aperti e condanne comminate. Stiamo parlando del 2008, si figuri quanto tempo fa. Concludevo la mia tesi con la proposta di modifiche incisive del testo della norma, se non dell’abrogazione della stessa».

Importante tenere alta la guardia

«Abrogare l’abuso d’ufficio quindi significa anche tutelare la figura professionale degli amministratori locali. Questo non vuol dire però “liberi tutti”, non deve passare questo messaggio» specifica Moretti. E anche Pozzi invita a tenere alta la guardia: «È fondamentale vigilare affinché non si arrivi all’eccesso opposto, dove la mancanza di questo deterrente possa dare spazio a comportamenti non etici e dannosi per la collettività».

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