Bizzarrone, la torta della tradizione: il Comune vuole chiedere la Dop

L’iniziativa Una tradizione che si tramanda almeno da 155 anni per il dolce dell’Assunta. Il sindaco: «Ricetta di popolo che ci rappresenta, giusto creare un marchio e tutelarlo»

Prima o poi, dovranno pur dire qual è l’ingrediente segreto di una torta che sta per compiere 155 anni e in un secolo e mezzo chissà quante mani di donna l’hanno impastata, quanti forni l’hanno cotta e quante bocche l’hanno gustata.

Simbolo del paese, è un dolce di popolo, insomma, perché contiene la storia e la gente che l’ha inventato e perpetuato fino ai giorni nostri: per questo, ora il Comune chiederà il marchio Dop, denominazione di origine protetta o Igp, indicazione geografica protetta per una specialità che non ha uguali. O, in alternativa, la DeCo, denominazione comunale di origine.

La “torta delle mosche”

È la “Torta di Bizzarone” o “torta delle mosche” o “torta della Madonna” perché viene preparata in onore della Madonna Assunta alla quale è dedicata la chiesetta sul colle di Sant’Ambrogio. Da 47 anni, accanto alla chiesetta nel bosco, si svolge la sagra, in concomitanza con la novena e che cosa sia questa sagra da piatti tipici, convivialità, ambiente ed organizzazione, lo testimoniano in migliaia. Ma la protagonista è lei, la torta: fino a 500 pezzi per edizione ne sono stati sfornati e non bastavano per soddisfare tutte le richieste.

L’hanno chiamata torta delle mosche, perché contiene uva passa che potrebbe anche richiamare l’insetto volante ed è qui che gli studiosi si cimenteranno per capire l’origine di tale denominazione. Ma gli ingredienti sono per buongustai: pane raffermo imbevuto nel latte, uvette, pinoli, cedro, limoni, zucchero, cioccolato, amaretti, cacao, burro; può essere colazione, merenda, dopo pasto, ma anche pasto e ogni boccone è un pezzo di storia di un paese e dei suoi abitanti.

«Ora arriviamo a preparare circa 300 torte in una settimana- dice il sindaco, Guido Bertocchi – e per dare un ordine di misura, significa utilizzare oltre 30 chili di cedro e dieci di cioccolato. È il dolce che ci rappresenta e vogliamo certificare storia e cuore dei bizzaronesi con la denominazione Dop o Igp».

L’associazione “I carbunatt” ha raccolto le memorie degli anziani sul tema, ricostruendo i giorni d’agosto in cui tutto il paese profumava di torte perché ogni famiglia si faceva la propria e, nel gerlo, portava l’impasto a cuocere nel forno di Giuseppe Gianella, alimentato a fascine. Un forno non bastava più e si misero a disposizione il forno di Silvio Pelli ed altri a Valmorea e ad Uggiate.

I protagonisti

Esaltati i nomi mitici per ingredienti, impasto e cottura: la Giacumina Rezzonico, l’Antonietta, al secolo Elsa Romano Bottinelli e la Maria Mentina, Maria Bottinelli. Più recenti, i concorsi sulla “Torta dell’anno”, giuria presieduta da parroco e sindaco e formata da massaie del paese, mentre Silvano Melato e Luca Tettamanti hanno inventato un attrezzo per tagliare la torta in fette uguali. Nel 2015, il forno Gianella ha chiuso e ad un pasticcere del paese, Francesco Veronelli, è stata affidata la cottura.

Il marchio ufficiale non sarà solo sulla torta, dunque. Ma sulle mani e sulla passione per le tradizioni e i simboli di un intero paese.

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