Chiesta la condanna per l’ex aiuto primario, Cazzaniga: «Ha ucciso anche Brasca»

Rovello L’ex medico dell’ospedale di Saronno deve già scontare l’ergastolo. Secondo la difesa il mix di farmaci serviva a lenire le sofferenze del paziente

«Responsabilità penale anche per la morte di Domenico Brasca», 82 anni di Rovello Porro, in un quadro che – con la pena dell’ergastolo già inflitta per altri delitti – non consente ovviamente di salire ulteriormente. È stata questa la richiesta del procuratore generale Francesca Nanni di fronte alla Seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano dove si trova a processo – nuovamente – Leonardo Cazzaniga, l’ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno da cui era passato il paziente comasco prima del decesso maturato poche ore dopo.

L’udienza

I fatti avvennero il 18 agosto del 2004 e la morte arrivò nella casa di Rovello Porro. In precedenza, tuttavia, Brasca era passato da Saronno, preso in carico da Cazzaniga, che secondo l’accusa somministrò quel letale mix di farmaci (quello che è stato definito in questi anni di processi come il suo “protocollo”) con cui poneva fine alla vita dei malati. Sono sette i decessi in corsia che vengono attribuiti al medico, in una indagine che aveva riguardato anche – per la morte del marito e del padre – la sua amante del periodo in cui avvennero i fatti, ovvero l’infermiera comasca Laura Taroni.

Sentenza a fine giugno

Secondo la difesa invece quel mix era solo un modo per lenire le sofferenze, non certo una cura somministrata con la voglia di uccidere i propri pazienti. Secondo la parte civile, al contrario, il signor Brasca – nel momento il cui finì sotto le cure di Cazzaniga – aveva già superato la crisi respiratoria per cui era stato trasportato al Pronto Soccorso di Saronno.

Dopo le conclusioni delle parti, ora non rimane che attendere la sentenza che dovrebbe giungere a fine giugno. Quello che è stato chiesto dalla pubblica accusa, non potendo andare oltre l’ergastolo, è il riconoscimento della responsabilità penale anche per il decesso dell’ottantaduenne di Rovello Porro.

Bisogna però ricordare che per questo decesso, l’ultimo che era stato attribuito a Cazzaniga in ordine di tempo, i giudici di primo grado avevano assolto il medico, mentre in Appello era arrivata la condanna impugnata dai legali della difesa. Decisione, quest’ultima annullata con rinvio dalla Cassazione che aveva rimandato le carte a Milano.

Così, in queste settimane, l’Appello ha dato il via alla rinnovazione dibattimentale che ha portato in aula una serie di testimoni e che in queste ore ha visto le parti tornare a presentare le proprie conclusioni. L’inchiesta “Angeli e demoni” era esplosa nel novembre del 2016 con l’arresto del medico e dell’infermiera. I fatti contestati risalivano a un periodo compreso tra il 2011 e il 2014. Cazzaniga, come detto, si è sempre difeso dicendo che i farmaci che somministrava servivano ad alleviare le sofferenze dei pazienti e non ad altri scopi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA