Chiude il Circolo vinicolo dopo 120 anni
Entra nella cooperativa Nuova Umanità

Uggiate con Ronago La decisione per lasciare in paese i beni accumulati dall’impresa - Si tratta di due appartamenti e del bar trattoria Uruk, tuttora attivo e dato in gestione

La più importante attività socio economica del territorio alza il bicchiere con 120 dipendenti: la cooperativa “Nuova Umanità” onlus ha incorporato il “Circolo famigliare vinicolo”, fondato 120 anni fa ad Uggiate per «procurare ai soci un incontro onesto e morale, dare mezzo di bere vino buono e sano».

In pratica, acquistava vino all’ingrosso e lo distribuiva ai soci, chiedendo loro di «tenere una buona condotta», e l’aveva scritto nello Statuto.

Lo dice la narrazione passata da una generazione all’altra. Con il tempo, ha esaurito la sua funzione assimilabile a un gruppo d’acquisto con mescita all’osteria e per non passare liquidità e patrimonio al centro nazionale delle cooperative, il consiglio d’amministrazione ha scelto di lasciare i beni degli uggiatesi agli uggiatesi: sono due appartamenti affittati e lo stabile dove il bar - trattoria “Uruk”, in gestione ad Antonella Vinci, continua a proporre piatti e bevande superlativi.

Perciò il consiglio s’è rivolto alla cooperativa onlus “Nuova Umanità” , radici ad Uggiate ed attività su tutta la provincia, a Varese e Milano. Chiude una storia ed entra a far parte di un’altra. Ma dove si intreccia lo scopo di uno storico Circolo familiare vinicolo con lo scopo di un’ organizzazione sociale? “Nuova Umanità” da due anni ha sede legale ed operativa ad Albiolo; dal 1991, si occupa di disabili, anziani ed adolescenti e dal 2007 ha dato vita al “Gelso”, servizi per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate.

«La nostra storia parla per noi – racconta la presidente, Consuelo Caimi – la cooperativa Nuova Umanità è nata per iniziativa di alcuni volontari della Croce rossa, dotati di un forte senso della comunità, la nostra. Siamo cresciuti, abbiamo sviluppato servizi ed attività, allargato il numero di soci e dipendenti, ma siamo rimasti espressione della comunità in cui la cooperativa è nata».

Ha mantenuto lo spirito comunitario originario ed in effetti, non c’è una realtà simile sul territorio, soprattutto nel campo socio- assistenziale, che mantiene e crea posti di lavoro mettendo la persona al centro.

Ma che cosa succederà, con l’incorporazione del Circolo vinicolo?

«I rapporti in essere saranno mantenuti – assicura la presidente – nessun cambiamento è previsto nel breve termine. A lungo termine, individueremo nuovi progetti. Intanto, vorremmo esaminare documenti del Circolo, quando saranno disponibili, per farne una mostra, in accordo con il presidente, avvocato Raffaele Donadini e con il consiglio d’amministrazione. Sarà molto interessante per la popolazione riscoprire come eravamo e da quali valori erano ispirati i fondatori del Circolo».

Insomma, il vino ci sta.

«L’incorporazione con il Circolo è un’occasione per il rilancio del territorio nel rispetto delle tradizioni – sottolinea Consuelo Caimi – e di chi, 120 anni fa, ha puntato sul mutualismo, sulla solidarietà come modo di lavorare. Ci dà una visione di futuro fondato sull’imprenditoria equa».

«Una realtà importante – conclude – progetta un futuro importante con tutte le sue parti».

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