«Como cruciale nella geografia mafiosa: i clan puntano a turismo e ristorazione»

Lo studio Dossier dell’Università degli Studi tratteggia un quadro allarmante per il Comasco: «Parte dell’imprenditoria locale si propone come partner per fare affari con la ’ndrangheta»

«La Provincia di Como ha assunto un ruolo di rilievo nella geografia mafiosa». Tanto più che «dai dati analizzati nel corso del Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia è emerso un elevato grado di radicamento» della ’ndrangheta «all’interno della provincia» lariana. Con «parte dell’imprenditoria che si propone come partner facendo affari con essa e ricavandone momentanei vantaggi».

È solo la premessa al focus speciale su Como del dossier “Mafia ed economia in Lombardia” a cura dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli studi di Milano.

La geografia mafiosa

L’importanza del territorio comasco per i clan è presto detto: si tratta di «un’area al contempo vicina a Milano, alla Brianza e al confine elvetico» che vede una presenza storica di affiliati. «Nell’ultimo decennio - sottolinea il dossier - si è assistito da un lato al progressivo consolidamento della presenza ’ndranghetista sul territorio e, dall’altro, all’aumento di segnali di allerta, con l’intreccio di violenza criminale e criminalità economica e finanziaria».

Una presenza testimonianza anche dall’elevatissimo numero di beni confiscati alla criminalità organizzata: ben 156 beni, tra le quali anche dieci aziende (tra queste il maneggio del boss Bartolomeo Iaconis a Oltrona, ora gestito da un gruppo di volontari).

Lo studio offre una fotografia aggiornata delle varie aree e della presenza mafiosa sulle stesse. «L’area settentrionale (la zona dell’altolago, tanto per intenderci ndr) sembra mantenere un livello stabile e non particolarmente allarmante di presenza mafiosa seppure, in anni recenti, si siano registrati casi di infiltrazioni nel settore turistico e atti intimidatori». Per contro «nel triangolo lariano e nel capoluogo vi sono territori con evidenze di radicata presenza mafiosa e diversi i luoghi di investimento mafioso». Un territorio, quello dell’Erbese in particolare, che «ha attirato l’attenzione della ’ndrangheta anche per le piccole dimensioni dei comuni presenti». E infatti «è nota la predilizione da parte della ’ndrangheta di insidiarsi e radicarsi in comuni» non particolarmente grandi.

La zona a sud e della Brianza sono quelle con la maggiore concentrazione di famiglie malavitose. Nella zona di Mariano e Cabiate vi è «l’influenza e le alleanze con le ’ndrine dei Cristello» e vi è il radicamento della «’ndrina dei Galati». Verso Appiano, Fino, Cermenate ci sono due locali ormai storiche come Fino Mornasco e Appiano Gentile. «Schiacciato tra le spinte provenienti dalle ’ndrine di Seregno e Giussano e le attività delle locali di Fino Mornasco, Appiano e Cermenate, vi è l’area di Cantù mancante di effettivi locali ma ricca di insediamenti, infiltrazioni e importanti presenze mafiose».

I legami con la Calabria

Stretto il legame con i vertici in Calabria. «Gli africoti non escono da Cantù. Hanno una delimitazione territoriale ben precisa» con un «restringimento dello spazio di azione». E poi c’è «la frazione di Andrate e anche Socco di Fino Mornasco» che «negli anni ha avuto un folto numero di soggetti direttamente o indirettamente legati alla ’ndrangheta di Giffone. Simile ragionamento può essere fatto per Castello, frazione di Lurate Caccivio, e» secondo un collaboratore di giustizia «anche per Mirabello» di Cantù «piena di africoti». Le somme sono presto tirate: «Affiliati e complici di storiche famiglie ’ndranghetiste sono radicati nella provincia di Como».

© RIPRODUZIONE RISERVATA