Donna impiccata, tolta la pistola al compagno

Veniano In autunno i carabinieri gli hanno ritirato il permesso sportivo. Una perizia sulla porta del bagno

Veniano

Tra i motivi che hanno spinto i carabinieri e la Procura ad aprire un’indagine (con l’ipotesi di omicidio) sulla morte di Ramona Rinaldi - ricordando che, allo stato degli atti, non vi è alcun elemento concreto a carico del compagno e che ogni accelerazione a puntare il dito contro di lui sarebbe pura illazione - vi è il cambiamento di carattere da diversi mesi a questa parte di Daniele Re.

L’uomo, 33 anni, formalmente indagato per consentirgli di nominare dei consulenti per seguire il lavoro degli esperti della Procura, dopo aver lasciato un posto fisso presso il supermercato dove lavorava, si era chiuso sempre di più. Un cambio d’umore e di atteggiamento che aveva spinto i suoi famigliari a chiedere che, a titolo di cautela, gli fosse ritirato il permesso di detenere una pistola.

Gli accertamenti tecnici

L’uomo, infatti, aveva una regolare autorizzazione per uso sportivo dell’arma, perché appassionato di tiro. Agli inizi di autunno i carabinieri della stazione di Appiano Gentile si sono presentati a casa, la stessa ora sotto sequestro perché teatro della tragedia dello scorso febbraio, e gli hanno ritirato la pistola.

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Sul fronte degli accertamenti tecnici, intanto, è emerso che la Procura ha disposto una consulenza sulla porta del bagno, che i soccorritori hanno trovato bloccata senza però che nessuno sia riuscito a capire come fosse stata bloccata.

Il corpo senza vita di Ramona Rinaldi si trovava in bagno, nella doccia. Al loro arrivo i soccorritori hanno trovato il compagno fuori dal bagno perché la porta non si apriva. In effetti uno dei volontari del servizio d’emergenza sanitaria ha dovuto prendere a spallate l’uscio per riuscire a farsi largo almeno un paio di volte. La porta però non è risultata essere stata bloccata dall’interno (circostanza, questa, che evidentemente chiuderebbe sostanzialmente ogni dubbio sull’ipotesi del suicidio) né tantomeno è risultata essere stata chiusa a chiave. Da qui l’esigenza di approfondire il tema e di accertare attraverso una consulenze il motivo reale e concreto che ha causato il blocco dell’accesso al bagno.

Infine proprio negli ultimi giorni i carabinieri hanno provveduto al repertare il Dna di Daniele Re, per poterlo confrontare con quanto i Ris di Parma hanno repertato sul luogo della tragedia. Si prevedono però tempi lunghi per avere dei risultati che consentano di giungere a ipotizzare cosa possa essere accaduto attorno alle 5 del mattino del 21 febbraio.

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