
Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Venerdì 14 Marzo 2025
Donna morta, mistero sulla porta chiusa
Veniano I soccorritori intervenuti la notte della tragedia hanno trovato l’accesso bloccato, non si capisce da cosa. L’inchiesta sul compagno della vittima. Prima dell’arrivo del 118 i vicini di casa hanno sentito un tonfo sul pavimento
Veniano
La porta del bagno, dov’era il corpo senza vita di Ramona Rinaldi, non era chiusa a chiave dall’interno. E neppure era stata bloccata in qualche altro modo. Ma, nonostante questo, quando i soccorritori sono entrati nell’appartamento di vicolo Del Pozzo a Veniano sono stati costretti a prendere a spallate la porta stessa per aprirla. Tra i tanti misteri che rendono il presunto suicidio della donna, 39 anni, un vero e proprio giallo, c’è anche quello della porta del bagno che non si riusciva ad aprire anche se non era stata chiusa con il chiavistello, benché le chiavi fossero all’interno del locale (per terra).
L’intricata indagine che la Procura di Como (la titolare è il pubblico ministero Antonia Pavan) ha aperto, per comprendere se la donna si sia tolta la vita o sia stata uccisa, passa innanzitutto dalle risposte che saranno date a una serie di domande connesse con le circostanze quantomeno strane che avvolgono l’intera vicenda. La prima di queste domande: come mai la porta del bagno fosse bloccata.
Come raccontato nei giorni scorsi la donna è stata trovata impiccata alla doccia con la cintura dell’accappatoio. A lanciare l’allarme era stato il compagno, Daniele Re, 33 anni, il quale aveva riferito di essersi svegliato attorno alle cinque, di aver trovato il bagno chiuso e di sospettare che la moglie, che non rispondeva, stesse male.
Quando i soccorritori sono arrivati, il compagno della vittima era fuori dal bagno: non aveva provato a forzare l’ingresso. È stato uno dei volontari con un paio di spallate ad aprire l’uscio. I carabinieri del nucleo investigativo di Como hanno già sentito come persone informate sui fatti i componenti dell’équipe di soccorritori. Ciò che è emerso è che la porta non era chiusa con la chiave, anche se la chiave c’era (ed è stata trovata a terra, all’interno della stanza) e non era stata bloccata da dentro con ostacoli. Eppure per aprirla è stato necessario a prenderla a spallate. Come si saprà, il compagno è formalmente indagato per omicidio volontario e maltrattamenti. Un’accusa formalizzata per consentirgli di nominare un consulente - cosa che lui non ha fatto - per assistere al sopralluogo dei carabinieri dei Ris di Parma.
Nel corso di quel sopralluogo gli uomini delle scientifica dell’Arma hanno portato via decine di oggetti: l’accappatoio, la cintura dell’accappatoio, il piatto doccia, le chiavi del bagno. E hanno provveduto a cercare tracce di dna, oltre che impronte digitali. Importante è ribadire, ancora una volta, che siamo in una fase più che preliminare di una vicenda complicata, per la quale giungere a conclusioni affrettate sarebbe sbagliatissimo, oltre che pericoloso.
Nel frattempo è emerso che almeno un vicino di casa della coppia, la notte della tragedia, in un orario compatibile con la morte e poco prima che arrivassero i soccorsi, ha sentito un forte tonfo provenire - a suo giudizio - dall’appartamento di Ramona e Daniele. Da cosa è stato provocato? Al momento è impossibile dirlo. Di certo lui nega ogni responsabilità, ha risposto a tutte le domande del magistrato e - come conferma il suo legale - attende l’esito delle indagini.
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