«Giacomo era un generoso: è morto per aiutare i poveri»

Lurate Caccivio Gli amici di Armellini, colpito da un ramo alla testa: «Non era uno sprovveduto, ma uno scrupoloso»

«Giacomo è morto con la terra del bosco sotto le unghie. Mani sporche per aiutare i poveri dell’Etiopia». L’immagine simbolo che gli “Amici del Sidamo” rievocano per ricordare la scelta di vita di Giacomo Armellini, 46 anni, sabato colpito alla testa da un ramo in un’area boschiva di Sumirago mentre con altri volontari puliva il bosco per raccogliere fondi da inviare in Etiopia. È spirato mercoledì. Ha donato gli organi, che salveranno venti persone.

La generosità è stata la sua cifra di vita. «Il suo primo incontro con l’associazione è stato con la realtà missionaria dei salesiani quando frequentava la prima superiore a Brescia e da allora è rimasto fedele a questa scelta di volontariato. Giacomo era un uomo di cuore e di fede, ma anche un uomo di fatica – ricordano gli “Amici del Sidamo”, di cui faceva parte da 30 anni - I suoi non erano solo valori di parola, ne è la prova un po’ anche la sua fine. Era un uomo d’azione. Era un uomo fedele all’impegno preso, alla parola data. Grande amico, di quelli veri». Lo confermano il cordoglio e la comunione di preghiera che in questi giorni hanno unito le tante persone in Italia e all’estero che conosceva, compresi i volontari e le popolazioni di Abobo dove venivano inviati i soldi ricavati dalla pulizia del bosco; nel 1997 era stato in missione a Zway Etiopia.

«Non era volontario a ore, era volontario nella vita. Era stato nelle missioni – aggiungono gli “Amici del Sidamo” - Il suo impegno per l’associazione era quasi quotidiano. Era anche un animatore; suonava bene la chitarra, aveva una bella voce. Animava le nostre messe, i momenti di preghiera. Abbiamo condiviso momenti vissuti nella gioia, nell’allegria. La sua era una felicita del cuore, di chi dà e sa di dare volentieri. Era ingegnere anche come forma mentis. Era capace di fermarsi ad analizzare le situazioni. Era bello riflettere con lui su quanto stavamo vivendo. Non era uno sprovveduto, era scrupoloso. Era preposto alla sicurezza. Era capace di valutare un rischio, ma non non si può valutare l’imprevedibilità». Come la fatalità all’origine del grave infortunio, causato dal movimento fortuito di una ceppaia alle sue spalle che ha fatto saltare il ramo che l’ha colpito alla testa. Non ha più ripreso conoscenza. Il fratello gemello Andrea, medico, l’ha assistito senza mai lasciarlo collaborando col reparto di terapia intensiva del Circolo di Varese.

Grande dolore in paese, dove si è speso anche nel mondo associativo. «Per un mandato è stato nel consiglio Pro loco – ricorda il vicepresidente Giancarla Imperiali – Era molto presente, disponibile e corretto. Ottimo organizzatore. Abbiamo preparato tante belle iniziative. Difendeva le sue idee con garbo e anche nelle riunioni più accese trovava la frase giusta per rasserenare. Aveva sempre il sorriso sulle labbra».

Cordoglio anche dal mondo della scuola. «L’Istituto comprensivo di Lomazzo si stringe in un abbraccio sincero alla docente Elena Canil, ai figli Daniele, Sofia, Pietro e ai genitori in questo momento di profondo dolore per la prematura e tragica scomparsa del caro marito e papà – dichiara la dirigente scolastica Nicoletta Guzzetti - Il loro dolore inconsolabile è fonte di speranza per le venti persone che riceveranno gli organi donati in questo ultimo gesto di grande generosità, suggello dello stile di vita di Giacomo che lascia in eredità lo spirito di servizio a beneficio della comunità».

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