L’assassino di Lisa Nusdorfi è morto dopo otto anni passati in ospedale

Mozzate Scomparso l’ultimo protagonista del duplice assassinio del 2014. Nel 2016 aveva subito danni permanenti dopo un pestaggio in carcere

Le sue condizioni fisiche erano drammatiche da otto anni, da quel giorno di aprile del 2016 quando era rimasto vittima di un pestaggio in carcere a Parma.

Da allora Dritan Demiraj, ex fornaio albanese di 39 anni, autore del duplice omicidio di Silvio Mannina a Rimini e di Lida Nusdorfi nel sottopasso della stazione di Mozzate, nel 2014, non si era più ripreso: aveva subito dei danni permanenti che lo avevano riportato, in pratica, alle condizioni di un bambino, senza possibilità di recupero. Era ricoverato da otto anni nel reparto di Geriatria dell’ospedale di Parma.

La vicenda

Dritan Demiraj era stato condannato in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio, ma successivamente in Appello era stato definito il non luogo a procedere, proprio a seguito delle sue condizioni psicofisiche. «È ridotto come un bambino che vive alla giornata» aveva spiegato il suo avvocato di allora Massimiliano Orrù.

La triste vicenda ha inizio il 28 febbraio del 2014, quando Silvio Mannina, che in quel periodo abitava a Bologna, viene attirato in una trappola mortale da Dritan Demiraj, da Monica Sanchi (l’allora compagna del fornaio e dallo zio del giovane albanese, Sadik Dine, a Rimini. Il tutto per arrivare a Lidia Nusdorfi, la madre dei suoi due figli, che si era rifugiata da alcuni parenti a Mozzate, pur non avere più contatti con Demiraj.

Mannina, quel giorno, secondo la ricostruzione degli inquirenti, fu torturato e infine ucciso. Il corpo su poi occultato nella zona dei laghi azzurri a Sant’Arcangelo di Romagna. Con il cellulare di Mannina, tramite dei messaggi scritti da Monica Sanchi, in italiano corretto, per evitare di suscitare sospetti, Demiraj riesce a scoprire dove si trova Lidia Nusdorfi e a fissare un appuntamento. Le sue intenzioni erano chiare fin dal principio: Lidia lo aveva tradito e questo oltraggio doveva essere punito con il sangue.

È la sera dell’1 marzo 2014. Lidia va alla stazione di Mozzate, convinta di trovare Silvio Mannina. E invece, nel sottopasso, trova Demiraj armato di coltello, che la aggredisce con diverse pugnalate. La giovane non ha alcuna possibilità di difendersi e muore, mentre il suo assassino fugge in auto con Monica Sanchi e fanno sparire il coltello.

I processi

Le indagini dei carabinieripartono subito e un paio di giorni dopo arrestano Demiraj. Il colpevole è lui.

Nel marzo del 2016 il fornaio albanese viene condannato per il duplice omicidio all’ergastolo. Ma la sua permanenza in cella durerà solo un’altra ventina di giorni, perché viene picchiato in carcere da un ex pugile rumeno, che lo manda in coma. Viene ricoverato in ospedale a Parma, dove è rimasto per otto anni, fino a quando è morto, pochi giorni fa.

Anche Monica Sanchi non c’è più: nel 2019, infatti, è morta all’età di 40 anni per una malattia.

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