Le parole agghiaccianti dei concittadini dell’aggressore: «In paese ci faceva paura. Droga e minacce di morte»

Albiolo Le testimonianze di chi conosce da tempo l’uomo arrestato: «Da ragazzo era nel gruppo giovani, poi è entrato nel giro sbagliato»

«Minacciava di uccidere da tempo, avevamo paura». Sono testimonianze agghiaccianti quelle rilasciate dai cittadini di Albiolo all’indomani dell’arresto di Omar Querenzi, 33enne residente in paese. L’uomo era ben conosciuto nel Comune dell’Olgiatese.

Cresciuto a pochi passi dalla chiesa parrocchiale, proveniente da una famiglia per bene, viene descritto come un ragazzo vivace ma che, fino a una decina di anni fa, non aveva mai creato problemi. Poi l’ingresso in una compagnia sbagliata e l’inizio di un rapido declino.

«Si vedeva sempre meno»

Da ragazzo frequentava la ludoteca e il gruppo giovani - racconta un signore che lo conosce bene - Di colpo ha cambiato abitudini ed è entrato nel giro della droga. Ad Albiolo si vedeva sempre meno, si dice dormisse nei boschi o che fosse detenuto in qualche centro, perché si era già reso protagonista di violente liti e aggressioni, anche nei confronti dei genitori. Tuttavia, complice anche il periodo di pandemia, negli ultimi tre anni non l’ho quasi più visto». Fino a qualche mese fa, quando, improvvisamente, ha ripreso a bazzicare per le vie del paese, frequentando regolarmente bar e negozi della zona.

Anche a distanza di tempo, però, il suo disagio interiore non sembrava essere diminuito. «Nelle ultime settimane ho visto più volte carabinieri e ambulanze di fronte alla sua abitazione - prosegue il conoscente - Avevo paura, anche perché già qualche anno fa lo avevo sentito minacciare di voler uccidere qualcuno. Non pensavo potesse arrivare a tanto, ma avvertivo comunque un senso di pericolo».

Una sensazione diffusa anche nel resto di Albiolo, come testimonia il racconto di un commerciante: «Lo incontravo spesso. Girava con un taccuino e parlava da solo. Viene da pensare che potesse fare del male a chiunque, anche qui in paese. Andava fermato molto prima».

Gli amici di un tempo

Diversa la percezione dei giovani albiolesi, che l’hanno conosciuto nel periodo dell’adolescenza e che sono rimasti senza parole di fronte alla notizia. «Era poco più grande di me - racconta un trentunenne - Lo ricordo nel gruppo che gestiva la ludoteca prima che passasse nelle mani della mia generazione. Era uno come tanti, prima che cambiasse cerchia di amici. È accaduto una decina di anni fa e da allora non si è più visto molto. Lo incrociavo per strada un paio di volte l’anno, ma non ci ho mai parlato. Per come l’ho conosciuto, sembra impossibile che possa aver compiuto gesti del genere». Uno choc per tutti, in un piccolo comune di 2.700 abitanti, in cui non si parla d’altro.

Tra questi, anche il vicesindaco Danilo Pecora: «Sono profondamente turbato. Ritengo che questo debba essere il momento del silenzio in rispetto delle persone coinvolte. Sia dei parenti degli aggrediti, sia dell’aggressore. Attendiamo, in ogni caso, gli esiti delle indagini».

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