Mascherine, il riciclo parte da Como
A Guanzate si studia come sterilizzarle

Un’azienda comasca, con il Cern e il Politecnico, studia la possibilità di sterilizzarle con le radiazioni - Il manager della start up: «Pronti in sei mesi, inizieremo raccogliendo quelle usate nelle strutture sanitarie»

La risposta alla carenza di mascherine e altri dispositivi di protezione che tanto drammaticamente ha condizionato la “fase 1” della lotta al coronavirus, e che certamente continuerà a influenzare le nostre vite anche nelle fasi successive, potrebbe essere “made in Como”.

Non tanto, o non solo, sul fronte della produzione - che difficilmente potrà reggere il confronto, per prezzi e volumi, con quella cinese - quanto su quello del riciclo di protezioni usate, attraverso un procedimento di sterilizzazione tramite le radiazioni.

Al progetto sta lavorando un consorzio cui aderiscono, tra gli altri, la start up milanese Nuclear detection innovation, la Gammatom srl di Guanzate, azienda che da 60 anni, prima e tuttora fra le uniche due in Italia, opera nel campo della sterilizzazione tramite raggi gamma, il Politecnico di Milano e il Cern di Ginevra.

La start up

«L’obiettivo del progetto - spiega Giacomo Manessi, amministratore di Nuclear detection innovation - è sviluppare e validare una tecnica di sterlizzazione delle mascherine al fine di riutilizzarle e risolvere così il problema del loro difficile reperimento. Il consorzio è nato per rispondere a una call di Regione Lombardia, ma -indipendentemente dal finanziamento che riceveremo o meno - il progetto ha già preso il via e andrà avanti. Riteniamo, con tutti i nostri partner, che abbia una ricaduta importante innanzitutto come supporto al sistema sanitario e alla comunità, e in secondo luogo anche come interesse a livello di mercato, non solo locale ma internazionale. Si tratta, al momento, di uno studio per verificare se la procedura è validabile e implementabile in vista dell’immissione sul mercato. La fase dei test durerà sei mesi, dopo i quali potremo metterla a disposizione della Regione e delle strutture sanitarie».

La prima fase si avvarrà anche dei laboratori e dei centri di calcolo del Cern di Ginevra: «Oltre alla parte sperimentale in laboratorio ce n’è anche una di studio dell’efficacia che si basa su grossi calcoli, il Cern ci metterà a disposizione i propri potentissimi cluster di calcolo gratuitamente e noi in cambio forniremo loro - ma l’interesse riguarda anche la Svizzera - il materiale sterilizzato. Si presterebbero a fare anche da “cavie” per testare la procedura per l’implementazione della filiera».

La fase più strettamente operativa invece sarà affidata alla Gammatom di Guanzate, una realtà unica nel suo genere in Italia anche per caratteristiche tecnologiche, che sterilizza soprattutto strumenti medicali tramite i raggi gamma con sorgenti di cobalto.

Le barre di cobalto

Il cobalto 60 consta di piccole barre, acquistate in Russia, che quando non sono utilizzate vengono conservate immerse in una sorta di piscina (l’acqua attenua le radiazioni) e quando devono entrare in funzione vengono estratte dalla vasca.

«Il concetto di base - spiega ancora Giacomo Manessi - è che le radiazioni, quando vengono somministrate in quantità altissime a un materiale, uccidono tutti gli esseri viventi, virus compresi. Questo avviene nel giro di alcune ore per enormi quantità di materiale, nell’ordine di centinaia di metri cubi».

L’efficacia della sterilizzazione è già un fatto acquisito, il nuovo progetto deve però sottoporsi a una procedura di validazione perché non si sa se l’irraggiamento modifica le caratteristiche delle mascherine, e in particolare la loro capacità filtrante, e perché agendo in ambito sanitario è richiesta una certificazione della procedura.

«Dovremo verificare - conclude Manessi - anche su quali mascherine e protezioni (tute, guanti) concentrare la nostra attività, anche con una valutazione di tipo economico. E dovremo poi mettere in piedi una filiera di recupero, raccogliendo il materiale usato certamente nelle strutture sanitarie, ma un domani, se questa situazione sanitaria andrà avanti a lungo, anche attingendo alla raccolta differenziata civile».

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