’Ndrangheta nel Comasco, sono state confermate le condanne dopo il blitz “Cavalli di razza”

La sentenza Pena pesantissima per il braccio destro del boss Bartolomeo Iaconis e il commercialista dei clan. Il blitz dell’autunno di tre anni fa aveva inflitto un duro colpo agli interessi della cosca dei Molé-Piromalli

La Corte d’Appello di Milano ha confermato le condanne dell’aprile del 2023 nel filone con rito ordinario del processo scaturito dal maxi blitz “Cavalli di razza” contro la ’ndrangheta nel Comasco, coordinato dai pm della Dda di Milano Pasquale Addesso e Sara Ombra. Un procedimento che nel rito abbreviato aveva già portato a oltre 30 condanne, anche in appello.

Confermati i 16 anni e 10 mesi per Daniele Ficarra, accusato di una brutta estorsione oltre che di associazione per delinquere di stampo mafioso, e i 16 anni a Antonio Carlino, ritenuto colpevole anche lui di associazione mafiosa, ma con il ruolo di «partecipe» e non di «capo con compiti di decisione» come sostenuto dall’accusa.

La sentenza

Aumentata la pena finale ad Alessandro Tagliente, uomo di fiducia del boss Bartolomeo Iaconis (quest’ultimo capo della locale di Fino Mornasco che sta scontando una pena all’ergastolo per l’omicidio di Franco Mancuso, ammazzato a colpi di pistola al bar Arcobaleno di Bulgorello di Cadorago nel 2008). La pena finale per Tagliente, che in passato ha anche ricoperto ruoli di vertice nella società sportiva di Cadorago, è stata di 16 anni e 4 mesi. Quattordici anni e 10 mesi la condanna a Massimiliano Ficarra, commercialista e presunta mente economica della cosca di Fino Mornasco. Per Giuseppe Valenzisi, assolto in primo grado, è arrivata una condanna a un anno e 10 mesi, pena sospesa. Tra gli imputati assolti nel primo grado figurava Giuseppe Iaconis, figlio di Bartolomeo: per lui l’assoluzione è stata confermata anche dai giudici di secondo grado.

Confermate le condanne per Rocco Marcello Ficarra (8 anni e 8 mesi), Andrea Stillitano (6 anni e 8 mesi) e Claudio Tonietti (7 anni e 6 mesi). Ad Antonio Ficarra non era contestato il reato associativo ma è stato comunque condannato a 5 anni.

A seguito delle indagini della Squadra mobile di Milano e della Gdf di Como, i presunti capi e affiliati al clan erano stati fermati il 16 novembre 2021 nella tranche lombarda di una maxi inchiesta, coordinata anche dalle Dda di Reggio Calabria e Firenze. Un’indagine che aveva inflitto un duro colpo alla cosca della ’ndrangheta dei Molé-Piromalli con oltre cento misure cautelari eseguite in tutta Italia.

Dagli atti era emerso anche che Attilio Salerni e il fratello Antonio (condannati nel processo abbreviato) sarebbero stati gli esecutori di «violenze e minacce nei confronti dei dirigenti» della Spumador spa, azienda di bevande gassate finita nella morsa dei clan e per la quale era stata disposta l’amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose, poi revocata.

Le altre disposizioni

In 34 avevano invece scelto di farsi giudicare non a dibattimento ma con il rito abbreviato. Tra loro il boss Bartolomeo Iaconis, condannato a 11 anni e 6 mesi. Scalpore, in questo filone, aveva fatto anche la condanna per associazione mafiosa delle moglie di Iaconis e di Tagliante: Elisabetta Rusconi (moglie di Tagliente) aveva avuto una condanna a 7 anni e 6 mesi, Carmela Consagra (moglie di Iaconis), aveva invece avuto una pena a 5 anni e tre mesi con il riconoscimento delle attenuanti generiche.

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