Nuovo impianto biometano : i residenti dicono “no”

Solbiate con Cagno Incontro con amministratori e cittadini, tutti contrari. Domani in piazza Roma una raccolta firme. La replica: «Non emette odori»

«No al biogas da liquami nel parco». Cittadini e amministrazione uniti contro il progetto di un impianto di biometano sul territorio comunale. Il forte “no”, espresso dagli oltre 400 partecipanti all’assemblea convocata sul tema, si è già tradotto in un comitato presieduto da Silvia Alberici, che domani sarà in piazza Roma per raccogliere firme.

Il progetto prevede un impianto per la produzione di biometano tra Cagno e Concagno (tra i due cimiteri), a fianco della ciclo-pedonale nel territorio del Parco della Valle del Lanza, su un’area di circa 30mila metri quadrati. Impianto di proprietà di Granmetano Como, società agricola consortile i cui soci sono 18 allevamenti di bovini in gran parte della filiera Granlatte-Granarolo, del Comasco e Varesotto, e due cooperative agricole.

«Non è un’opposizione preconcetta a un impianto di biometano, ma a quella collocazione – spiega il sindaco Federico Broggi - La principale criticità è la distanza ridotta dalle case (100-120 metri) per l’impatto ambientale e sulla salute e per potenziali emissioni odorigene derivanti dal trattamento di liquami e scarti vegetali. Pesanti ricadute sulla viabilità già critica nel centro di Concagno (40 tir da e verso la Comet e pullman), cui si aggiungerebbero i trattori da e per l’impianto che transiterebbero da via Vittorio Emanuele, via Diaz, o da via Fermi, o da via San Giorgio, con riflessi anche sulla sicurezza». Preoccupa l’impatto paesaggistico. «L’inserimento di quattro silos (il più alto 12 metri) in una zona piana cambia l’aspetto paesaggistico, oltre a interrompere un corridoio ecologico – aggiunge il sindaco – La legge consente in zone agricole la costruzione di questi impianti. Abbiamo proposto collocazioni più consone, non c’è stata risposta».

Al riguardo Granmetano Com o replica: «Abbiamo contattato il proprietario del terreno indicatoci, scoprendone l’assoluta contrarietà a procedere».

Sui timori sollevati, Luca Malavasi, amministratore delegato di Bio.Methane.Hub fa presente: «L’impianto non emette odori e non danneggia la salute. Utilizziamo tecnologie che garantiscono una emissione con concentrazione di odore da non arrecare disturbo. Il letame e i liquami quando vengono sparsi nel campo fanno cattivo odore, mentre lo spandimento dei residui del processo di produzione del biometano è inodore. Le 18 stalle locali coinvolte ridurranno le emissioni odorigene perché i liquami, invece di essere trattenuti nelle vasche di stoccaggio, verranno trasportati su carri chiusi per poi essere introdotti in vasche ermetiche. L’impianto non inquina, non tratta rifiuti».

«L’80% delle biomasse impiegate sono liquami e letame, il resto colture no food o secondi raccolti. Previste 140 tonnellate al giorno di biomasse in entrata, pari a una media giornaliera di 8 rimorchi agricoli: 4 dai Comuni del nord e 4 dai comuni del sud, 1 rimorchio ogni 2 ore da nord e 1 rimorchio ogni 2 ore da sud». La società Granmetano Como parla di: «Virata in assemblea dell’amministrazione comunale. Il sindaco a maggio ha sostenuto la realizzazione dell’impianto e collaborato alla stesura finale del progetto depositato nella seconda metà di ottobre».

Il sindaco: «Non è mai stata espressa una posizione favorevole. In prima battuta abbiamo ascoltato, evidenziato le criticità e chiesto integrazioni. In un secondo incontro, a fronte del materiale prodotto, il vicesindaco Sergio Magrin ha manifestato contrarietà, poi formalizzata in un documento dopo un terzo incontro richiesto da noi. Coinvolgeremo gli enti esterni (Regioni, Arpa, Ats) e sosterremo le iniziative del Comitato del “no”».

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