Pecore sbranate dal lupo, vicino alle abitazioni e al parco dei bimbi

Val Rezzo Altro raid a distanza di un anno: colpita l’azienda agricola di Lia Manzi, moglie del sindaco uscente: «Gli animali sono entrati anche nell’area frequentata dai ragazzini per giocare, non possiamo vivere così»

Nuovo raid del lupo a Val Rezzo, dove già lo scorso anno erano stati sbranati capretti e pecore non distante dall’abitato. Anche stavolta il grande predatore ha agito a ridosso delle abitazioni, nell’azienda agricola di Lia Manzi, moglie del sindaco uscente del paese, Ivan Puddu.

In una prima occasione ha predato quattro pecore e qualche notte dopo altre tre. Quel che più inquieta la famiglia, tuttavia, è la consapevolezza che il lupo o i lupi siano entrati anche in un’area frequentata dai bambini per il gioco.

La ricostruzione

«In un angolo mio marito ha costruito una casetta sull’albero per i nostri figli, che lì si divertono un mondo – riferisce la madre – Abbiamo le prove certe che il lupo è stato anche lì e personalmente sono molto preoccupata». Come titolare di un’azienda agricola, inoltre, la proprietaria ha parecchio altro da dire su questo argomento che, come noto, divide l’opinione pubblica: «Che dobbiamo fare? Stare tutto il giorno e tutta la notte a guardia dei nostri animali? Ho perso altri nove capi nel giro di un mese. E’ a dir poco avvilente impegnarsi in questo lavoro, che richiede sacrifici a non finire, e poi vedere vanificato tutto senza che ci si possa rimproverare nulla».

Dall’alto della sua esperienza l’imprenditrice ha le idee chiare in merito: «Se il lupo scende nel centro abitato e sbrana pecore nel recinto di un’azienda agricola - sostiene - significa che si è passato il limite e gli enti competenti, già da tempo, avrebbero dovuto intervenire con delle contromisure».

Sì, perché già un anno fa il gregge di Lia Manzi era stato decimato dal lupo, sempre a ridosso dell’abitato: quattro pecore erano a terra morte colpite al collo, altre due spolpate, diverse altre sparite, terrorizzate e fuggite chissà dove. Anche in quel caso i veterinari e la polizia provinciale confermarono con certezza che la predazione era da attribuire al lupo, forse a più esemplari. «Poi ci si chiede perché le aziende agricole chiudono i battenti – incalza Lia Manzi – Ormai sono anni che l’emergenza lupo incalza, ma ogni volta ci sentiamo ripetere che non si può fare nulla, che è possibile la convivenza col predatore selvatico. Nessuno fa qualcosa di concreto per salvaguardare le piccole aziende agricole, questa è verità».

Precedenti

Lo scorso anno Ivan Puddu fu tra i sindaci che sottoscrissero un documento della Comunità montana per chiedere a Regione Lombardia e al Ministero competente di assumere provvedimenti di fronte all’emergenza selvaggina nel territorio; in Valle Albano era partita una raccolta firme estesa a tutto il territorio della Comunità partita dalla Valle Albano per chiedere alla Regione di assumere provvedimenti idonei a tutelare la pubblica incolumità e l’attività di chi possiede bestiame.

«La voce degli allevatori e del territorio si è fatta sentire in modo piuttosto netto – conclude la moglie del sindaco di Val Rezzo – ma nulla è cambiato e nulla è stato fatto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA