Primo centenario a Gaggino
Il segreto? «Un tuchèt da strachìn»

Faloppio Il compleanno di Lidio Cavadini con i familiari, il medico il sindaco e il prete

«Un tuchetìn da strachìn», un pezzettino di gorgonzola: è il segreto di Lidio Cavadini, il primo uomo di Gaggino e il secondo in tutta la prima fascia ovest di confine a compiere cent’anni. Un segreto in complicità con il suo medico di fiducia e già sindaco, il dottor Eugenio Aiani che non ha mai saputo negare al suo arzillo paziente “un tuchetìn da strachìn” e ieri, abbracciandosi, se lo sono ricordato tra loro, in modo che nessuno sentisse.

Come se la figlia Giuliana non lo sapesse: «Mio papà prende le medicine per il cuore con un bicchiere di acqua e vino e si fa la frittata con soffritto di olio e cipolla», sospira e sorride.

Come sorridono tutti nella sala consiliare, i familiari, il sindaco Giuseppe Prestinari con alcuni consiglieri,il parroco, don Marco Pessina: è la festa per Lidio, per i suoi cent’anni e per quello che è, sempre pronto alla battuta. «Va’ come sei bello», si complimentano. E lui, finta ritrosia: «Mee sun sempru sta bell» e incoraggia gli altri: « Se sono arrivato io a cent’anni, perché te non ci dovresti arrivare?». Si commuove alle parole del sindaco: «Sei il nostro orgoglio» e Prestinari gli consegna una bottiglia di vino, un libro di poesie e il diploma dove Lidio è definito «luce di speranza, fulgido esempio di bontà, ottimismo e rispetto delle tradizioni».

Don Marco sottolinea un altro aspetto che commuove tutti: «A cent’anni, non si arriva da soli: vuol dire che ci sono persone vicine che ci vogliono bene». Un minuto prima, Lidio aveva bofonchiato: «Prima comandavo io, adesso comandano loro», ma lo dice con affetto e don Marco aggiunge: «Auguri di andare avanti con gratitudine, caratteristica delle persone semplici, ma sapienti».

Avanti, il Lidio, con il bastone, ma non trascina il suo secolo, la sua storia di quintogenito di otto figli, il suo simbolo di una generazione e quanti bei nomi in memoria, il grande amore della vita, la sua Angela perduta 28 anni fa, il lavoro per una panetteria, poi come riparatore di stufe economiche, poi fabbro, tre figlie e tre nipoti, il suo “harem” e, in pensione, barista al centro anziani, nonno, cuoco, malattie superate alla grande, su e giù per i 34 gradini di casa e l’agitazione se non arriva puntuale “La Provincia” che legge da 60 anni, insieme alla Settimana Enigmistica.

Questione di genetica, dicono i suoi: un fratello ha 96 anni, gli altri sono vissuti tutti fin oltre i 90 anni. Sarà anche genetica. Ma il Lidio è uno di quelli che sanno rispondere alle sfide della vita.

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