Ricambi Iveco falsi tra Napoli e Como: chiesto il processo per 18 indagati

L’inchiesta Migliaia di pezzi contraffatti commercializzati come se fossero originali- Tipografia comasca coinvolta in un presunto giro illegale. Sequestri delle Fiamme gialle

La Procura di Como ha chiesto il processo per diciotto persone accusate di aver fatto parte di un giro di decine di migliaia di pezzi falsi di ricambio per auto e furgoni griffati Iveco e commercializzati tra la Campania e il Comasco. Ai poli opposti due società che, secondo l’accusa, avrebbero da un lato ideato dall’altro agevolato la contraffazione di pezzi apparentemente originali.

Si terrà tra qualche settimana l’udienza preliminare a carico degli indagati, finiti nei guai sulla base degli esiti dell’inchiesta condotta dai militari della Guardia di finanza di Olgiate Comasco e coordinata dal pubblico ministero Antonia Pavan.

La vicenda

Tutto ha inizio nel 2021 quando le fiamme gialle hanno effettuato un maxi sequestro di autoricambi Iveco. Nell’operazione i finanzieri erano riusciti a scoprire filtri, cambi, pezzi motore tutti griffati Iveco ma, soprattutto, delle matrici che servivano per realizzare gli stampi del marchio automobilistico così da poter falsificare poi gli autoricambi.

Gli scatoloni con all’interno il materiale sequestrato dai finanzieri sono stati trovati all’interno del magazzino della società La Tipografia snc di Piermario Gini, 65 anni di Guanzate. Poco meno di centimila confezioni imballate erano state portate via.

A ideare il presunto giro di contraffazione, secondo la ricostruzione da parte degli inquirenti, sarebbero stati Pasquale Cammisa e Giulio Fotia, legale rappresentante e magazziniere di una ditta di Marcenise (Napoli). Sarebbero stati loro a spedire verso como le matrici per poter stampare i marchi Iveco, non solo sugli autoricambi, ma anche su tutto il materiale packaging. In buona sostanza la società di Gini, che ha sede legale a Oltrona San Mamette, avrebbe avuto l’incarico di stampare adesivi, cartoni, imballi, nastri con il marchio Iveco.

L'indagine si è poi notevolmente allargata, tanto che sono rimaste coinvolte ben tredici aziende di tutta Italia: Bologna, Torino, Moncalieri, Somma Lombarda, la Linotipia Artigiana di Lurate Caccivio, e poi ancora Besozzo e Tradate.

Tra gli indagati, oltre a Gini, anche il comasco Mauro Luigi Lamperti, 55 anni, Pier Luigi Pagani, 57 anni di Oltrona.

L’udienza

I tempi dell’inchiesta si sono allungati perché la Procura ha voluto sottoporre tutto il materiale sequestrato ai tecnici della Iveco. Proprio la società automobilistica ha accertato che i prodotti portati via dai finanzieri e trovati nella tipografia comasca non erano pezzi originali e che la produzione non sarebbe stata autorizzata dalla casa madre.

La Procura, come detto, ha chiesto il rinvio a giudizio peri diciotto indagati e - in quanto responsabili - pure per le aziende coinvolte.

Nei prossimi giorni il caso approderà davanti al giudice delle udienze preliminari che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio e quindi fissare il processo.

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