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Domenica 04 Agosto 2024
Le tre crisi ambientali e misure inadeguate
Mantenendo le politiche attuali nessun obiettivo dell’Agenda dell’Onu verrà raggiunto e il riscaldamento globale è destinato a salire a 3,5 gradi entro il 2100. Serve maggiore sinergia tra scienza e politica come per il buco nell’ozono
Una serie di importanti rapporti scientifici di valutazione su stato e prospettive dell’ambiente, a scala globale, continentale e locale, hanno condotto a diversi risultati politici rimarchevoli: un ambiente sano è un presupposto fondamentale per la salute umana, il benessere e la prosperità economica; le attuali politiche non riescono a tenere il passo con il tasso di degrado ambientale in corso; andando avanti con le politiche attuali, nessuno dei 17 obiettivi con una componente ambientale dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile sarà raggiunto, né lo saranno i principali obiettivi ambientali concordati a livello internazionale, inclusi l’Accordo di Parigi per il clima e il “Kunming-Montreal Framework” per la biodiversità.
Per questo motivo ci troviamo di fronte a tre complesse crisi planetarie: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento. Si tratta di argomenti estremamente complessi, tra loro interdipendenti, che incidono negativamente sul benessere umano e la vita selvatica.
Decisioni consapevoli
La comprensione e la gestione delle tre crisi ambientali richiedono un’enorme mole di conoscenze scientifiche, nel campo quelle naturali e fisiche come in quelle delle scienze umane e sociali, senza le quali è impossibile prendere decisioni “in-formate”. Anche perché le decisioni, di solito, riguardano interventi di larga scala territoriale e temporale, richiestivi d’ingenti investimenti economici. I decisori politici, a tutti i livelli, di fronte a questo scenario, avendo (mediamente) compreso quanto la questione ambientale sia prioritaria, si rivolgono sempre più agli scienziati per essere aiutati a comprendere i problemi ambientali e per essere sostenuti nelle decisioni.
Il precedente positivo
Gli scienziati hanno già apportato importanti contributi alla comprensione di molti gravi problemi ambientali, come la scoperta della relazione causale tra i rilasci di bromuro di metile, clorofluorocarburi e altri gas di origine industriale e la riduzione dello strato di ozono nella troposfera, che hanno portato al famigerato “buco dell’ozono”. Se gli scienziati non avessero identificato questa relazione, i decisori governativi non avrebbero mai approvato il Protocollo di Montreal, l’accordo multilaterale maturato nell’ambito delle Nazioni Unite, che ha protetto la salute umana e delle specie non-umane e degli ecosistemi, eliminando gradualmente la produzione e il consumo di sostanze dannose che riducono lo strato di ozono stratosferico. E il Protocollo di Montreal ha prodotto immensi benefici climatici, impedendo non solo di liberare in atmosfera sostanze che oltre ridurre lo strato di ozono stratosferico avevano anche un effetto clima-alterante, ma anche di alterare ecosistemi ricchi di carbonio che avrebbero potuto liberare in atmosfera enormi masse di anidride carbonica e metano.
Al protocollo di Montreal va riconosciuto un ulteriore merito: essere stato un banco di prova per lo sviluppo di meccanismi e strumenti per potenziare l’interfaccia tra scienza e politica rispetto alle decisioni politiche su temi di sanità pubblica e ambiente e per aver avviato il processo di strutturazione e istituzionalizzazione dell’uso della scienza nella diplomazia scientifica, in particolare rispetto ai due principali problemi socio-ecologici che ci troviamo ad affrontare, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
In questo senso, due momenti costituzionali importanti nell’organizzazione globale della valutazione scientifica e della sua relazione con le politiche ambientali sono stati l’istituzione nel 1988 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e nel 2012 dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES).
L’IPCC e l’IPBES, ormai riconosciute come le massime autorità scientifiche mondiali nel campo, rispettivamente, delle scienze del cambiamento climatico e della biodiversità, non conducono ricerche proprie, non eseguono modelli e non effettuano misurazioni su temi di loro interesse. Viceversa, le due piattaforme valutano la più recente e rilevante letteratura scientifica, tecnica e socio-economica per consolidare le basi scientifiche del cambiamento climatico e dei suoi impatti, per meglio comprendere i rischi futuri e le opzioni di mitigazione e adattamento; per valutare lo stato della biodiversità e dei servizi ecosistemici, le pressioni e i fattori diretti e indiretti alla radice del declino dell’integrità biologica de pianeta e gli strumenti (finanziari, educazione e comunicazione, per esempio) e delle condizioni abilitanti (revisione delle leggi e dei regolamenti, per esempio) per fermarla e invertirla.
Le migliaia di scienziati coinvolti nei lavori dell’IPCC e dell’IPBES valutano in modo critico dati e informazioni selezionate ed esprimono, sulla base della robustezza delle prove scientifiche e del livello di consenso all’interno della comunità scientifica, un livello di fiducia (“confidence”) dei risultati su stato, impatti, vulnerabilità e soluzioni.
In tutto questo, l’IPCC ha avuto il merito di aver costruito procedure funzionali ed efficaci per giungere a valutazioni condivise e a valutazione basate sull’evidenza e di aver favorito una collaborazione senza precedenti tra gli scienziati del clima di ogni parte del mondo. All’IPBES va invece riconosciuto il merito di aver definito i percorsi per il superamento del “great divide”, ancora imperante all’interno del mondo accademico, tra scienze umane e sociali da una parte e scienze fisiche e naturali dall’altra e per l’integrazione delle due culture nelle teorie e nelle pratiche della conservazione e dell’uso sostenibile della biodiversità e di aver favorito l’integrazione delle diverse visioni della natura, delle conoscenze tradizionali e dei bisogni delle popolazioni indigene e delle comunità locali nelle azioni positive per la natura.
In tutto questo, c’è da registrare un crescente malumore da parte degli stessi scienziati che da decenni investono energie e tempo per rispondere alle richieste dei governi nazionali e fanno sforzi enormi per informare e sensibilizzare decisori politici e cittadini, ma non vedono riscontri adeguati da parte dei decisori politici. Gli scienziati dell’IPBES e dell’IPCC trovano incomprensibile che sia stato fatto così poco per affrontare le cause del cambiamento climatico e per prepararsi agli effetti del riscaldamento e degli eventi estremi o per fermare e invertire la sesta grande estinzione di massa. È improbabile, secondo molti scienziati del clima, che con gli attuali impegni dei governi si possa tenere il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale, come richiede l’Accordo di Parigi. Secondo l’IPCC, il riscaldamento globale, con le attuali politiche di contenimento delle emissioni di gas-serra, potrebbe superare i 3,5°C entro il 2100, con un effetto domino sul sistema climatico e conseguenze severe per l’umanità e per gli ecosistemi. Molti scienziati hanno espresso indignazione riguardo alla diffusa mancanza di volontà politica da parte dei governi di ascoltare i loro richiami e suggerimenti e alla resistenza da parte di alcuni gruppi industriali ed economici a ostacolare la transizione ecologica. Alcuni hanno chiamato alla resistenza civile, come strumento per essere ascoltati.
Anche se è comprensibile un senso di sconforto, di fronte a questa situazione gli scienziati devono trarre incoraggiamento dal fatto che sono in tanti ormai, tra gli imprenditori e i cittadini, ad ascoltare gli avvertimenti della scienza e a voler canalizzare le loro aziende e il loro impegno in azioni positive per non lasciare un pianeta insicuro ai nostri figli e alle generazioni future. E dal fatto che le nuove generazioni sono molto più consapevoli dell’importanza di affrontare la crisi climatica, della natura e dell’inquinamento e più pronti ad agire.
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