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Domenica 08 Dicembre 2024
Un paese per vecchi: così i giovani scappano
L’invecchiamento della popolazione condiziona persino le elezioni. I comuni lombardi chiamati a valutare l’impatto delle leggi sulle nuove generazioni
L’invecchiamento della popolazione non pesa soltanto sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali europei, ma determina un significativo calo del peso elettorale dei giovani e impone una sfida urgente per le moderne democrazie europee chiamate a garantire un’equa rappresentanza degli interessi di tutte le generazioni.
A questo diffuso fenomeno spesso definito “inverno demografico”, se ne aggiunge un altro -tipicamente italiano-, quello della fuga dei cervelli. Da diversi anni l’Osservatorio delle Politiche Giovanili della Fondazione per la Ricerca Economica e Sociale (già Fondazione Visentini) rileva l’orientamento degli studenti verso il loro futuro lavorativo, stimando che solo il 22,7% di essi rimarrà nella sua città natale, mentre il 31% lascerà l’Italia. Percentuale quest’ultima che supera il 40% nel campione degli studenti comaschi intervistati (“Il divario generazionale. L’ultima chiamata, Luiss University Press, 2024”).
Una tendenza confermata anche in altre città del nord come Vicenza e Bergamo e dal recente studio pubblicato dalla Fondazione Nord Est (“I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero. Propensione e motivazione, 2024”) secondo il quale per ogni straniero under 35 che arriva in Italia vi sono otto giovani nostri concittadini che espatriano. In buona sostanza, senza adeguati strumenti di garanzia, non è scontato che leggi e investimenti rappresentino adeguatamente gli interessi di quelli che oramai possono essere considerati una minoranza. A poco serve aver introdotto all’art.9 della nostra Costituzione la tutela delle future generazioni, perché quest’ultima è limitata all’ambito ambientale e nulla prevede per quello economico e quello sociale.
Una soluzione in tal senso ci viene offerta da alcune esperienze d’oltralpe (in particolare Germania, Austria e Francia) dove sono stati introdotti degli strumenti di valutazione preventiva dell’impatto delle leggi sui giovani. In altre parole, come da tempo si è abituati a valutare l’impatto sull’ambiente di qualsiasi nuovo investimento, introducendo quella che a livello europeo viene chiamato “Youth-Check” (in italiano Valutazione di impatto generazionale, Vig) la stessa domanda è posta riguardo all’impatto sulle giovani generazioni.
Questa valutazione, quindi, mira proprio a garantire che le giovani generazioni possano integrarsi pienamente nella società grazie a politiche dirette e politiche che potrebbero avere un impatto su di loro…
“Youth-Check” in Italia
In Italia il primo tentativo di introdurre lo “Youth-Check” è da attribuire al Comitato per la Valutazione dell’Impatto Generazionale delle Politiche Pubbliche (Covige), istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del governo Draghi.
Un disegno di legge sul tema è stato presentato anche dall’attuale governo ma è purtroppo limitato all’impatto sociale e quello ambientale. È noto, per contro, quanto l’aspetto economico contribuisca ad acuire gli ostacoli che rendono difficoltoso lo sviluppo dei giovani: abitazione, mobilità per accedere agli studi, attività lavorativa, creazione di nuova impresa, formazione del proprio nucleo familiare, solo per citarne alcuni.
L’esigenza è così sentita a livello locale, che nonostante l’inerzia del Legislatore, la Vig ha iniziato a prendere piede presso alcune illuminate amministrazioni comunali. Ad aprire la pista è stato il Comune di Parma, che nel 2023 ha deciso di introdurre (primo comune in Europa) la valutazione di impatto generazionale nel proprio Documento Unico di Programmazione (in pratica, mi si passi il paragone, la Legge di Bilancio triennale di un comune) impegnandosi a monitorare in futuro l’impatto dei propri investimenti sui giovani concittadini e coinvolgendo le associazioni che li rappresentano nella definizione delle politiche future. La sfida non è solo quella di assicurare che le risorse destinate ai giovani sostengano azioni efficaci, ma che anche tutte le altre misure riservino una particolare attenzione alle fasce giovanili.
Nei comuni
Qualche mese dopo anche il Comune di Bologna ha deciso di introdurre la Vig per la propria programmazione e una mozione per introdurla è stata recentemente presentata presso il consiglio comunale di Padova. La spinta maggiore, tuttavia, è da attribuire all’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che sta testando l’applicazione della Vig in collaborazione con i comuni campione di Milano, Vicenza e l’Aquila.
Quali sono gli obiettivi quantificati e quantificabili delle attività orientate “a promuovere interventi e nuove iniziative volti sia al consolidamento di alcuni progetti già in essere, sia allo sviluppo di nuove iniziative che sappiano intercettare i bisogni e le aspettative dei giovani e valorizzare il loro protagonismo” previste nella Missione 6 del Programma del Comune di Como per il 2024-2026?
Quali sono e saranno le nuove opportunità di lavoro per i giovani offerte dagli investimenti per sostenere l’agricoltura di montagna e l’artigianato locale promosso dalle attività di giovani imprenditori, programmate per il triennio sino al 2026 dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio? Quali sono le misure potenzialmente generazionali previste nel Documento Unico di Programmazione 2024/2026 proposto dalla Provincia di Lecco, o quelle del Piano 2023-2025 del Comune di Cantù?
Queste solo alcune domande alle quali la valutazione di impatto generazionale potrebbe dare risposta.
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