Federico Vitella è professore ordinario presso l’Università di Messina. I suoi interessi riguardano il rapporto tra cinema e storia, con particolare attenzione per l’economia dei media, le politiche culturali delle istituzioni e i fenomeni divistici degli anni centrali del Novecento. Ha scritto volumi apprezzati sull’opera di Michelangelo Antonioni (“L’avventura”, “Scandali segreti”), sull’industria cinematografica (“L’età dello schermo panoramico”), sul rapporto tra tecnologia ed estetica (“Il montaggio nella storia del cinema”). “Maggiorate. Divismo e celebrità nella nuova Italia” (pp. 336, € 32), da poco uscito per Marsilio, è il suo ultimo lavoro, da cui vi proponiamo uno stralcio del capitolo “Le ambascerie della bellezza” per gentile concessione dell’editore e dell’autore. L’espressione “maggiorata” fu coniata dallo sceneggiatore Continenza sul cantiere di “Altri tempi” (1952) e uscì subito dal film di Blasetti per attaccarsi a Gina Lollobrigida. Sui giornali come nella riflessione storiografica, finì presto per designare una batteria di attrici di successo, accomunate dalla carica sessuale: Mangano, Pampanini e Loren su tutte.
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