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Parità di Genere / Como città
Giovedì 27 Febbraio 2025
La motosega, il mito del macho e i rischi per le democrazie
Il ritorno dei modelli machisti, amplificato dai social media, minaccia la parità di genere e la democrazia. Movimenti come Tradwives e Manfluencers diffondono ideologie misogine, mentre il progetto MEN4DEM cerca soluzioni per promuovere maschilità inclusive e democratiche
Una delle immagini evocative dall’avvio dell’amministrazione Trump è quella del presidente argentino Javier Milei che, durante la conferenza internazionale dei politici conservatori, regala a Elon Musk una motosega rossa con la scritta: «¡Viva la libertad carajo!». Musk l’ha sventolata per aria, definendola «una motosega per la burocrazia». Milei aveva simbolicamente usato la motosega nella sua campagna per rappresentare i suoi tagli alla burocrazia, che nonostante abbiano stabilizzato la moneta, hanno aumentato disuguaglianze e disoccupazione. Musk, incaricato di ridurre le spese del governo USA, ha già iniziato a licenziare massivamente dipendenti federali, in un approccio simile a quello usato su Twitter (ora X). Trump, inoltre, ha incluso nel suo programma la chiusura di uffici federali legati a immigrazione, transizione green, diversità, aborto, identità di genere e aiuti esteri, congelando i relativi finanziamenti.
È questa l’energia mascolina?
Ecco, guardando Musk che agita la motosega sul palco mi chiedo: se sia questa la famigerata “energia mascolina” a cui faceva riferimento Mark Zuckenberg quando si è lamentato del fatto che la cultura aziendale sia diventata troppo “femminile”, sopprimendo la sua “energia maschile” e abbandonando tratti presumibilmente preziosi come l’aggressività.
Retoriche machiste collegate a movimenti antidemocratici si stanno diffondendo a macchia d’olio. Ma perché i modelli machisti sono tornati così prepotentemente in scena?
I processi di diffusione e legittimazione dei modelli culturali hanno molteplici dimensioni in cui i social media svolgono oggi un ruolo innegabile nella formazione dell’opinione pubblica. Per esempio, gli influencer particolarmente efficaci nella comunicazione carismatica contribuiscono a formare opinioni, anche rispetto al posizionamento verso i diritti e la parità di genere.
Percependo le microcelebrità dei social media come qualcuno a metà strada tra l’amico e un modello a cui ispirarsi, i follower tendono a fidarsi delle loro opinioni e dei loro suggerimenti. L’esposizione continua, potenziata anche dagli algoritmi che propongono contenuti simili a quanto già visionato, rinforza certe visioni e può portare alla diffusione di opinioni semplificate e unilaterali.
Tradwives e i Manfluencers
Tra gli esempi di influencer che contribuiscono a questo processo ci sono le Tradwives e i Manfluencers. Le Tradwives sono donne di destra che, attraverso i social media, promuovono un’immagine tradizionale della femminilità, sostenendo il ruolo di moglie casalinga e criticando le femministe, monetizzando il loro stile di vita. Paradossalmente, la loro narrazione incarna una delle conquiste femministe: la possibilità per le donne di fare proprie scelte di vita. I Manfluencers sono invece influencer maschili che diffondono ideologie misogine e promuovono la supremazia della maschilità egemonica, cercando di convincere gli uomini che la parità di genere minacci la loro maschilità e il loro potere. Come riportato in un recente studio svedese, la loro influenza è particolarmente forte tra i ragazzi più giovani, più vulnerabili a visioni radicalizzate che disumanizzano le donne. Secondo una ricerca condotta nelle scuole australiane, l’esposizione ai Manfluencers durante la pandemia ha incrementato atteggiamenti di disprezzo verso l’autorità femminile e alla rivendicazione della vittimizzazione maschile.
Gli estranei alla critica femminista
Le narrazioni contro la parità di genere non si limitano ai gruppi più estremisti. Oggi esistono anche “maschilità ibride”, in cui i giovani uomini che vivono una condizione di privilegio (bianchi, eterosessuali, di classe media), pur rifiutando le tradizionali maschilità, si sentono estranei alla critica femminista a tali maschilità misogine. Tuttavia, agiscono ancora secondo modelli tradizionalmente maschili, favorendo così la resistenza alla parità di genere. Un altro aspetto da considerare è il crescente divario di genere nelle opinioni politiche e anche rispetto a ruoli maschili e femminili tra le giovani generazioni, il dato delle preferenze di voto nelle elezioni in Germania è solo il segnale più recente di tale fenomeno.
Tutto ciò non deve essere visto come un fenomeno isolato. Il ritorno dei modelli machisti, così come la diffusione di frange politiche estremiste, rappresentano una visione del mondo in cui i diritti umani diventano privilegi di pochi e dove non c’è spazio per la diversità, l’inclusione e, di conseguenza, per la convivenza democratica.
Il machismo non è un concetto nuovo. La cinematografia, da quella western a quella d’azione, ha rappresentato un uomo invincibile, il cui valore risiede nell’uso della forza. Alessandro Bellassai, nel 2011, nel suo libro “L’invenzione della virilità” ripercorre il rapporto tra immaginario maschile e politica sottolineando come la virilità sia un concetto nato per proteggere la maschilità tradizionale in periodi di grandi trasformazioni sociali e culturali; non a caso questa idea di maschilità, che si associa a concetti di forza muscolare, gerarchia, autorità, diventa pilastro nelle culture imperialiste, autoritarie e nazionaliste (come dimenticare Putin a torso nudo a cavallo?). Se in periodi di relativa quiete questo modello ha perso popolarità, oggi ancora una volta l’intreccio tra maschilità e controllo politico si rafforza quando si sente minacciato dalle trasformazioni sociali riportando alla ribalta modelli maschili che ben poco hanno a che fare con gli ideali democratici e che rischiano di portarci indietro di secoli in ogni sfera dei diritti umani, limitando anche le opportunità di tutti quegli uomini che non si riconoscono in tali modelli.
Maschilità per il futuro della democrazia europea
In questo scenario il progetto MEN4DEM – Masculinities for the Future of European Democracy lanciato nel gennaio 2025 con il finanziamento di Horizon Europe, appare tempestivo: studierà la diffusione di diversi modelli di maschilità e come l’estremismo viene legittimato sulle piattaforme online e si riversa nel mainstream politico e nell’opinione pubblica. Il progetto, con partner in Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia e Italia (Università di Bergamo), mira a promuovere modelli di maschilità che possano favorire una partecipazione sociale e politica equa, sviluppando interventi concreti per i responsabili politici e la società civile, al fine di rendere l’arena pubblica europea più inclusiva per tutti e guidata da un’energia umana, perché forse è questo di cui abbiamo bisogno.
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