Aiuto, mi sono “stirato”: quando i muscoli
si allungano troppo

Fisiatria Gli stiramenti sono frequenti sia tra gli atleti sia tra la popolazione generale che non pratica sport. Ecografia e risonanza magnetica gli esami di riferimento

Si sente di frequente parlare di strappi e stiramenti, ma anche di contratture e crampi. Non sempre però questi termini vengono utilizzati nel modo più corretto. Abbiamo chiesto a Franco Fiorentini, reumatologo e fisiatra, responsabile dell’unità operativa di Riabilitazione motoria dell’Istituto Clinico Villa Aprica, di aiutarci a capire quali sono le differenze e perché i nostri muscoli possono essere interessati da queste problematiche.

«La muscolatura è una parte importante del corpo umano – spiega lo specialista – va precisato che i muscoli sono divisi in tre tipologie. Ci sono i muscoli striati, il muscolo cardiaco e i muscoli lisci». I muscoli striati sono i muscoli volontari e cioè quelli controllati dalla volontà umana, il muscolo cardiaco è un muscolo involontario, quindi che si contrae in modo autonomo e indipendente, così come gli altri muscoli definiti lisci.

«Il muscolo striato scheletrico – prosegue Fiorentini – è quello che caratterizza il nostro apparato locomotore. In base alla contrazione o decontrazione vengono spostati i nostri segmenti scheletrici e quindi ci permette di muoverci, ma anche di eseguire diverse operazioni come afferrare degli oggetti. In sostanza ci mette in relazione con l’ambiente esterno». I nostri muscoli possono essere soggetti a stiramenti o “strappi”. «Il termine più corretto è stiramento – aggiunge il medico – anche se in alcuni casi si parla anche di strappo per gli stiramenti di secondo o terzo grado. In ogni caso quando parliamo di stiramento stiamo definendo un allungamento oltre la fisiologia delle fibrocellule che caratterizzano il muscolo».

Questo allungamento eccessivo di uno o più muscoli, in base alla sua gravità, viene definito di primo, secondo o terzo grado. «Nel primo grado – dice ancora Fiorentini – l’allungamento del muscolo comporta una lesione delle fibrocellule inferiore al 5%, nel secondo grado, invece, si parla di una lesione tra il 30 e il 50%. Nel terzo grado, infine, di una lesione totale o subtotale superiore al 70 e il 75%». Gli stiramenti muscolari sono frequenti sia nella popolazione generale che negli sportivi professionisti. Quello che varia però è il grado dello stiramento. Se nella popolazione generale, infatti, gli episodi più frequenti sono gli stiramenti di primo grado, negli sportivi si parla più spesso di secondo e terzo grado. In base alla gravità della lesione, inoltre, varia anche il tempo di recupero.

«Se nel primo grado, ad esempio, possono essere sufficienti una o due settimane di riposo e qualche esercizio di recupero di aiuto – prosegue lo specialista - nel secondo grado possono essere necessarie molte settimane di riposo. Nel terzo grado, invece, non esiste una riparazione vera e propria. Ci sarà un tessuto fibroso che nei mesi si sostituirà al tessuto muscolare, questo processo può durare anche 3-5 mesi». Parlando di tempi di recupero è chiaro che la situazione può variare tra sportivi professionisti e non. A volte, infatti, uno stiramento di primo grado nella popolazione generale può anche non arrivare all’attenzione dello specialista (fisiatra, ortopedico, medico dello sport), diversa, invece, la situazione con uno sportivo professionista per il quale la diagnosi è fondamentale per una corretta identificazione della gravità dello stiramento.

«Per quanto riguarda la diagnosi – dice Fiorentini – gli esami di riferimento sono l’ecografia e la risonanza magnetica. Il sintomo è un risentimento doloroso del muscolo che nei casi lievi si manifesta solo in alcune posture del muscolo mentre nei gradi più importanti è presente anche a riposo. Nel secondo e terzo grado ci sono anche tumefazione e edema». Tra le sedi più frequenti in cui si verificano stiramenti muscolari ci sono il polpaccio e la coscia, ma anche il bicipite. Una buona parte della guarigione è legata al sistema biologico di riparazione che caratterizza ogni individuo ma gli specialisti possono prescrivere alcune terapie fisiche. Tra queste la tecar e la laser terapia o altri trattamenti in grado di ridurre il gonfiore. Nei primi giorni di insorgenza, inoltre, si rivela utile l’applicazione di ghiaccio. Fondamentale, invece, per il recupero fisico una riabilitazione con esercizi indicati eseguiti insieme o con supervisione del fisioterapista.

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