Aumentano i casi di tumore: è allarme tra i più giovani

Salute Dal pancreas al tratto gastrico, uno studio conferma l’incremento di neoplasie tra “millennials” e generazione X. L’oncologa Giordano spiega il ruolo del microbiota nella prevenzione

Nel mondo crescono i casi di tumore tra millennials e generazione X. I dati allarmanti sono stati confermati da un ampio studio condotto dai ricercatori dell’American Cancer Society (Acs) su 17 tipi di cancro compresi i tumori al seno, al pancreas e quelli del tratto gastrico. Oltre a questo, a preoccupare anche il fatto che per alcune neoplasie (tra queste utero, testicoli, cistifellea e colon-retto) anche la mortalità è in aumento. Abbiamo chiesto a Monica Giordano, direttore dell’Oncologia di Asst Lariana e presidente dell’associazione Centro di Riferimento Oncologico Tullio Cairoli, di aiutarci a capire il perché di questo aumento e il panorama nel nostro Paese.

Dottoressa il nuovo studio pubblicato mostra numeri preoccupanti e che spaventano ancora di più visto che riguardano persone giovani o molto giovani?

Già dall’inizio dell’anno in ambito oncologico c’è stata una crescente osservazione rispetto a questo fenomeno riportato poi nello studio dell’American Cancer Society, questo anche alla luce del fatto che prima di questa ultima indagine erano stati precedentemente pubblicati almeno altri due studi sul tema. Parliamo di persone, come i generazione X, nati tra il 1965 e il 1980, o come i millennials, tra il 1980 e la fine degli anni Novanta, quindi con un’età decisamente giovane. Lo studio, in particolare, rivela come ci sia un aumento importante di incidenza e mortalità di tumori del colon, della mammella e della prostata sotto i 50 anni in aree come il Nord America, l’Australia e l’Europa Nord Occidentale.

Questo vale anche per l’Italia?

I dati vanno sempre letti alla luce del contesto da cui derivano. I lavori che sono stati pubblicati su riviste scientifiche importanti, poi ripresi dalla stampa, hanno riferito un dato di prevalenza globale con all’interno anche Paesi con un livello di ricchezza più basso del nostro, nei quali la vita media non è così lunga come in Italia. L’incremento numerico nei giovani risulta pertanto molto più visibile per motivi statistici. Quello che possiamo dire è che anche alle nostre latitudini gli oncologi stanno assistendo a un aumento di alcuni tumori, in particolare quelli del tratto gastroenterico, al di sotto dei 50 anni.

Ci sono degli studi italiani?

Si, c’è anche un lavoro italiano che conferma questo aumento ma i numeri fondamentali cui dobbiamo riferirci sono quelli forniti dai registri tumori.

Sono note le cause di questo aumento tra gli under 50?

L’insorgere di una neoplasia non può quasi mai essere attribuito a un’unica causa piuttosto alla somma di più fattori di rischio, alcuni non modificabili, quali l’età, il genere e il patrimonio genetico. Sottolineo quest’ultimo perché nei tumori del tratto gastroenterico la trasmissione ereditaria e soprattutto la predisposizione familiare sono accertate e permettono di impostare sistemi di sorveglianza personalizzati.

E per quanto riguarda le cause modificabili?

Ci si è interrogati sul come mai queste generazioni, X e millenials, avessero tassi di incidenza così elevati e un’ipotesi molto plausibile è quella legata alle modificazioni degli stili di vita. Molti adolescenti mangiano troppo e male, sono in sovrappeso o addirittura obesi e questo eccesso ponderale persiste anche nell’età adulta. È vero che i dati arrivano da paesi anglosassoni dove l’alimentazione è spesso ricca di grassi e di zuccheri, ma è altrettanto noto che anche le giovani generazioni si stanno sempre più abituando a questo tipo di alimentazione anche in Italia. Stanno anche emergendo numerose ricerche legate al fatto che queste abitudini alimentari non corrette determinano alterazione del microbiota e questo può portare a fattori predisponenti per le malattie oncologiche.

Altre cause possibili?

La sedentarietà e di nuovo lo scarso consumo di frutta e verdura.

Tra i tumori citati nello studio, come sottolineava, ci sono quelli del tratto gastroenterico. Esistono dei campanelli di allarme?

Per questo tipo di tumori, a differenza di quanto accade ad esempio per il tumore della mammella, i sintomi spesso vengono sottovalutati. Un uomo di 47-48 anni che avverte dolori addominali persistenti e una perdita di peso generalmente sospetta una colite o diverticoli. La diagnosi può essere questa, è vero, ma se i sintomi persistono vanno indagati in modo più approfondito. Per questo tipo di tumori c’è ancora un ritardo diagnostico.

Gli screening però per questi tumori partono dopo i 50 anni, quando lo studio riporta un gran numero di casi ben al di sotto?

Lo screening del tumore del colon retto in Italia comincia a 50 anni. Se i dati si confermano bisogna pensare a una anticipazione di età come avvenuto in altri paesi. Per il tumore della mammella, ad esempio, la mammografia oggi inizia 5 anni prima rispetto al passato, a 45 anni, ma è probabile che si anticipi a 40. Prima citavo i registri tumori, i dati non servono solo alla comunità scientifica ma anche per politiche sanitarie e per sviluppare programmi di prevenzione utili a ridurre la mortalità.

In termini di prevenzione cosa si deve fare ancora?

Deve essere superato il concetto di “one size fits all” e cioè di qualcosa che si adatta a tutti. Conosciamo le famiglie da cui veniamo, è vero che la genetica impatta tra il 10 e il 15% sull’insorgenza dei tumori, ma sappiamo anche che le informazioni derivate dalla genetica continuano a estendersi. Quindi è importante che i medici e la popolazione siano sempre più sensibilizzati sul fatto che la storia oncologica della famiglia da cui si proviene è importante per molti tumori. La prevenzione secondaria “personalizzata“ è frutto anche di un dialogo medico paziente con proposta di esami anche in giovane età. Pensiamo a una persona che, ad esempio, ha 3 casi di tumori del pancreas in famiglia, non può non fare una risonanza dell’addome anche se è giovane.

Lo studio sottolineava anche un aumento di tumori alla mammella e alle ovaie, dalla sua osservazione cosa ci può dire?

Che è vero, anche nel nostro ospedale vediamo sempre più spesso pazienti giovani. Se qualche anno fa i casi di tumore della mammella al di sotto dei 30 anni erano una rarità, oggi sono senza dubbio in aumento. Alcune di queste pazienti hanno una mutazione genetica ma senza dubbio l’età delle pazienti si è abbassata. Del resto, i dati dello studio ACS riportano che rispetto al 1995, i dati del 2019 hanno registrato che un quinto delle persone con tumori del colon, della mammella e della prostata avevano un’età inferiore ai 50 anni.

Nonostante sia noto il legame tra fumo e tumori in Italia ancora molte persone fumano?

Fumano ancora troppe persone, troppi giovani, troppe donne. L’ aumento dell’incidenza del tumore del polmone nelle donne, che oggi hanno 60-70 anni e che hanno iniziato a fumare 20-30 anni fa, lo vediamo ora. Deve anche essere superata l’idea che il fumo faccia male solo ai polmoni, è un fattore di rischio per numerose neoplasie come il tumore della vescica, in bocca e alla gola.

E sull’alcol cosa ci può dire?

Anche l’abuso di alcol è una abitudine troppo diffusa, l’alcool non ha un impatto solo sul fegato o sul pancreas, ma anche sul tumore della mammella e tanti altri tumori. Un bicchiere di buon vino è lecito. Consideriamo che ognuno di noi semplicemente seguendo stili di vita sani e facendo attività può ridurre di un terzo il rischio di ammalarsi di tumore. Non deve essere visto come un sacrificio ma come un volersi bene e stare meglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA