Salute & Benessere / Como città
Mercoledì 02 Ottobre 2024
Ci sentiamo poco (e male): a rischio anche i più giovani
Intervista Secondo l’Oms, i casi di problematiche uditive in Italia sono in costante aumento. Quando c’è ipoacusia medio-grave l’indicazione è a un supporto protesico, anche se molti pazienti non lo usano
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle associazioni di categoria le problematiche legate all’udito sono in costante aumento nel mondo e in Italia. Fondamentale la diagnosi precoce, così come l’aderenza ai trattamenti disponibili, come spiega Domenico Benedetto, otorinolaringoiatra di Smart Clinic Cantù.
Dottore la sordità è un problema diffuso? Quante persone interessa in Italia? E nel mondo?
Si, la sordità è un problema molto diffuso, tanto che il 15% della popolazione mondiale non sente in maniera normale. Secondo i dati delle associazioni di settore si stima che nel nostro paese circa l’8% della popolazione soffra di problemi legati all’udito. Stiamo parlando di circa 5 milioni di italiani che presentano una riduzione, più o meno seria, della capacità uditiva.
I dati sono in aumento?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oggi le persone con ipoacusia siano intorno ai 466 milioni in tutto il mondo, numeri destinati a peggiorare in quanto, secondo le stime, entro il 2050 questo dato raddoppierà, arrivando fino arrivando fino a 900 milioni di casi nel mondo. In Europa oggi le diagnosi sono attorno ai 70 milioni e anche in questo caso, come stima al 2050, si prevede un aumento a 104 milioni.
Che differenza c’è tra sordità e compromissione dell’udito?
Per sordità si definisce una perdita totale della capacità uditiva. Si parla, invece, di compromissione dell’udito, quando la perdita è parziale, con livelli che vanno da leggera-moderata a severa-profonda. Il disturbo può interessare uno o entrambe le orecchie. Nel primo caso si parla di sordità o compromissione dell’udito monolaterale e nel secondo caso bilaterale.
Quali le cause più frequenti di ipoacusia?
Prima di parlare di cause credo sia utile fare una premessa di tipo anatomico. L’orecchio rappresenta un organo di senso e tra le sue funzioni c’è quella di sentire. Questo organo è formato da un orecchio esterno, uno medio e uno interno, quindi, una riduzione della capacità uditiva può essere classificata come trasmissiva, percettiva o mista.
Tornando alle cause?
Queste possono essere molteplici. Tra le più comuni c’è il rumore. Noi, infatti, viviamo in mezzo al rumore, quindi, l’ipoacusia può dipendere da sollecitazioni acustiche continue, oppure, può esserci una esposizione acuta traumatica. Altro fattore, questo purtroppo non modificabile, è l’età. Noi sappiamo che con il passare degli anni l’orecchio viene meno nella sua integrità e la sua funzione si riduce. Dopo i 50 anni, infatti, le cellule ciliate, che sono delle strutture che si trovano all’interno dell’orecchio, iniziano a degenerarsi.
Altre cause?
Le infezioni che interessano l’orecchio esterno o l’orecchio medio e che possono portare a una riduzione della capacità uditiva. Le malattie infettive esantematiche come scarlattina, morbillo e meningite, possono determinare una perdita dell’udito che può essere parziale, reversibile, ma anche, in alcuni casi, irreversibile. Poi ci sono malattie come l’otosclerosi, una problematica dell’orecchio medio a livello degli ossicini. Poi ci sono cause banali come il tappo di cerume che una volta eliminato porta alla soluzione del problema. Anche alcuni farmaci, definiti ototossici, possono essere una causa, così come tumori benigni e maligni, ma anche traumi o malformazioni congenite.
I problemi dell’udito interessano soprattutto la popolazione anziana, ma in termini di prevenzione com’è la risposta della popolazione in generale?
Abbiamo detto che gli anziani rientrano nella categoria dei soggetti più a rischio, ma la platea è varia. I lavoratori esposti a rumori intensi durante l’attività lavorativa, come gli operai che lavorano nelle fabbriche o sulle strade, non sempre seguono le indicazioni in questo senso. Oggi rispetto al passato, se parliamo di medicina preventiva in ambito lavorativo, sono disponibili ausili come cuffie e tappi ma non tutti li utilizzano. Per quanto riguarda la prevenzione generale, è difficile da attuare, perché dovremmo vivere un pochino più in silenzio. Il messaggio da dare è di proteggersi se si è esposti a rumore e ai giovani di ascoltare musica a basso volume.
Come avviene la diagnosi di problematiche dell’udito?
La diagnosi prevede una attenta anamnesi e un esame obiettivo. In base anche ai sintomi riportati dal paziente possono essere eseguiti degli esami strumentali come l’esame audiometrico tonale, l’impedenzometria e i potenziali evocati. A volte dobbiamo ricorrere a esami strumentali diagnostici radiologici come la risonanza.
Cosa comporta per queste persone un problema di udito non trattato?
Può comportare nel tempo, quasi sempre, l’insorgenza di altri sintomi come ronzio, acufeni e problemi di stabilità. Le problematiche vanno sempre prese al momento dell’alba, c’è sempre la tendenza a dire che la cosa passerà, ma non è così, ecco perché ai primi sintomi è importante rivolgersi a un medico.
Parlando di terapie quali quelle disponibili?
Quando c’è ipoacusia medio-grave l’indicazione è a un supporto “protesico”, il problema è che nella maggior parte dei casi il paziente non lo utilizza. La protesi al paziente sta stretta, non la accetta, a differenza dell’occhiale da vista, utile per un altro organo di senso, che fa ormai parte dell’abbigliamento. La protesi, invece, ancora oggi è vista come qualcosa che si deve applicare, come un francobollo da mettersi addosso. La tecnologia ha portato alla creazione di protesi molto piccole e altamente performanti e gli studi hanno confermato che i pazienti con problemi di udito che non le usano tendono a un peggioramento della situazione, ma anche a isolarsi, e questo comporta un invecchiamento cerebrale più precoce e quindi a un maggior rischio di demenza.
Passando ai più giovani, come citava prima, spesso si parla dei rischi legati a un volume troppo alto di cuffie e cuffiette, cosa ci dicono gli studi in questo senso?
Abbiamo detto che l’esposizione prolungata a eccessivo rumore comporta dei seri rischi per la salute dell’orecchio e questo vale anche nei più giovani, ma i ragazzi sono anche i meno sensibili alle problematiche di ipoacusia e per questo meno attenti alla prevenzione dell’udito. Sempre l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 1,1 miliardi di giovani saranno a rischio sordità nei prossimi 10/20 anni. Il vero problema è che un terzo di questi ragazzi non sa che ascolta musica con volume troppo alto. Quello che consigliamo è di usare un volume massimo di 60 decibel e di utilizzare cuffie a padiglione, piuttosto che quelle auricolari.
In termini di prevenzione generale cosa fare per preservare l’udito e quali i campanelli che ci devono spingere a una visita da uno specialista?
Un’esposizione ridotta o minima al rumore è la migliore forma di prevenzione. In caso di modifiche nell’udito è importante rivolgersi subito a uno specialista. Se, ad esempio, ho un abbassamento improvviso dell’udito, dalla sera alla mattina, bisogna recarsi immediatamente dal medico e mai pensare che tanto passerà, perché la conseguenza potrebbe essere un danno irreversibile. Impariamo a ascoltare il nostro orecchio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA