Emergenza obesità, casi in crescita tra i bimbi

Cattive abitudini Quattro adulti su 10 in sovrappeso, almeno uno è obeso. Non un vizio ma una malattia, presupposto di altre pericolose patologie

In Italia quattro adulti su 10 sono in eccesso ponderale e di questi almeno uno è obeso. Nel 2019, inoltre, il 20,4% dei bambini erano in sovrappeso mentre gli obesi erano il 9,4%. L’eccesso ponderale è più frequente all’aumentare dell’età, fra gli uomini rispetto alle donne, fra le persone con difficoltà economiche e fra le persone con un basso livello di istruzione.

I dati diffusi dal Ministero della Salute sottolineano come anche nel nostro Paese l’obesità sia una vera e propria emergenza sanitaria. Questa malattia, infatti, rappresenta un importante fattore di rischio per le persone che ne soffrono, ma comporta anche elevati costi per la sanità pubblica. Aiutare le persone con obesità a rivolgersi agli specialisti per intraprendere un percorso di cura multidisciplinare è così fondamentale.

«L’obesità è un problema a livello mondiale – conferma Alessandro Giovanelli, direttore dell’Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità (Inco) presso l’Irccs Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano – Anche in quei paesi in cui storicamente il sovrappeso non dovrebbe essere così diffuso, oggi, purtroppo con l’esportazione dei modelli “obesogeni”, la malattia si sta sviluppando in maniera importante. Sempre più, di conseguenza, questa malattia è il substrato per tante altre patologie come le malattie metaboliche, le sindromi cardiovascolari, respiratorie e scheletriche. Tutte patologie che alla base hanno quasi sempre una non corretta alimentazione e un aumento di peso».

Purtroppo, ancora oggi, inoltre, è diffusa l’idea che l’obesità sia un vizio o una debolezza e non una malattia. «Si tratta di persone malate e fortunatamente la medicina e le istituzioni stanno cercando di sottolinearlo sempre di più – prosegue –. Anche gli investimenti industriali e di tecnologia si stanno sviluppando nei confronti di questi pazienti, sia per un aumento degli stessi, ma anche perché la malattia viene sempre più considerata tale e non soltanto una colpa».

I casi, come detto, sono in crescita anche tra i bambini e i giovani, con il rischio che problematiche di salute e comorbidità esordiscano ancora prima. «È evidente che bisogna far crescere i giovani in un contesto più sano dal punto di vista di sviluppo mentale, emotivo e fisico – sottolinea Giovanelli – oggi però ci scontriamo, ad esempio, con dei modelli che dimostrano che da un terminale si possa fare tutto e a questo si aggiunge il fatto che alcuni valori come stili di vita e abitudini sane siano sempre meno trasmessi dalle famiglie e dalle istituzioni. È chiaro che, se una società propone certi modelli, l’effetto non può che essere l’aumento di sovrappeso e obesità». Non bisogna, inoltre, dimenticare i risvolti psicologici che questa problematica può avere sui giovani stessi che spesso vengono bullizzati per il proprio peso o isolati.

Prendere coscienza della malattia e intraprendere un percorso di cura non è facile, richiede impegno e pazienza. Molto spesso, inoltre, l’accesso alle cure è tardivo in quanto c’è ancora un forte stigma nei confronti delle persone con obesità. «Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto o cadere nel gioco dell’auto-stigmatizzazione pensando che non ci sia nulla da fare – aggiunge lo specialista – come per tutte le malattie, infatti, è importante intraprendere un percorso di cura, rivolgendosi a centri specializzati dove c’è un approccio multidisciplinare. Molto importante è anche sensibilizzare le famiglie e i medici di medicina generale a aiutare queste persone». Come ricorda Giovanelli, infatti, non si tratta solo di una questione alimentare in quanto nell’obesità sono diversi i fattori coinvolti come quelli ormonali e metabolici, si parla, infatti, di malattia cronica multifattoriale.

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