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Mercoledì 20 Dicembre 2023
In aumento i disturbi cognitivi. Colpiscono il 6% della popolazione
Prevenzione Si stima che nel mondo siano circa 50 milioni i pazienti affetti da demenza. Ecco perché è importante la diagnosi precoce, che consente di intervenire con percorsi specifici
Non crescono solo i giovani pazienti che si presentano dagli specialisti per sintomi da Long Covid, anche all’ospedale Valduce si vedono sempre più diagnosi di disturbi cognitivi. Si conferma fondamentale la diagnosi precoce in quanto oggi, in alcuni casi, è possibile intervenire con percorsi specifici. Nel mondo si stima che ci siano 50 milioni di persone con demenza e che nei prossimi trent’anni il numero possa salire a 130 mila. In Italia si stima che tra il 4% ed il 6% della popolazione over 65 sia affetta da demenza.
Secondo l’Osservatorio Demenze il costo annuale diretto per ogni paziente varia da 9mila a 16mila euro a seconda della fase della malattia.
«Quando si parla di demenza non si parla solo di Alzheimer – precisa la neurologa Raffaella Clerici – esistono diverse forme di malattia. Ci sono forme vascolari legate a un’alterazione della vascolarizzazione cerebrale, in particolare i piccoli vasi, che danno una sintomatologia sulla memoria, forme a corpi di lewy correlate a disturbi motori (parkinsonismi), ma anche forme frontotemporali con manifestazioni psicologiche, come apatia o aggressività, ma anche disturbi del linguaggio». Tra i primi segnali di demenza, in particolare per quanto riguarda Alzheimer, ci sono disturbi della memoria. «Si iniziano a dimenticare gli appuntamenti – prosegue – a diventare ripetitivi, non si ricordano le cose recenti ma tutto ciò che è passato si ricorda bene. Iniziano i primi disorientamenti».
Per quanto riguarda la diagnosi di disturbi cognitivi durante la valutazione neurologica il paziente viene sottoposto a un test rapido (10-15 minuti) durante il quale si valuta l’orientamento spaziale, temporale, la concentrazione, l’attenzione, la ripetizione, la rievocazione a distanza e altri parametri. In modo sintetico, insomma, si valutano tutti i settori del cognitivo. Si tratta di test che hanno una valutazione in base alla scolarità e all’età della persona. «Il valore massimo è 30 – spiega la specialista – al di sotto del 24 si parla di decadimento cognitivo ma già a valori superiori possono essere fatti altri accertamenti».
Per escludere cause secondarie vengono eseguiti test ematici, test neuropsicologici, possono essere prescritti anche esami strumentali come Risonanza Magnetica e Tc, oppure Pet o Pet Amiloide, un esame che permette di valutare la presenza di placche amiloidi a livello dell’encefalo nei pazienti con sospetto Alzheimer. Può essere eseguita anche una ricerca dei marcatori bioumorali con analisi del liquor.
Una volta posta la diagnosi oggi per alcune forme di demenza sono disponibili dei farmaci che consentono il rallentamento della progressione della malattia o il controllo dei sintomi. Per l’Alzheimer non esiste una vera e propria cura ma c’è molta attenzione sui nuovi anticorpi monoclonali (aducanumab, lecanemab e donanemab). «Il Lecanemab – dice Clerici – al momento è stato approvato dalla Food and Drug Administration, ma a livello Europeo non ci sono ancora disposizioni per la sua prescrizione e commercializzazione. Tutti e tre questi anticorpi monoclonali hanno l’obiettivo di bloccare gli aggregati di beta-amiloide ma sembrano funzionare nelle fasi iniziali della malattia, ecco perché la diagnosi precoce resta fondamentale».
Molto importante si rivela l’inquadramento diagnostico dell’Mci, Mild Cognitive Impairment o Disturbo Cognitivo Lieve. «Potrebbe essere l’anticamera di sviluppo di una demenza – precisa il medico – ma anche restare Mci. La diagnosi permette di mettere in atto tutte quelle strategie che aiutano la riabilitazione cognitiva. Ricordiamoci che mantenere il corpo e la mente allenati, così come seguire stili di vita sani e fare prevenzione per quanto riguarda i fattori di rischio è molto importante per il benessere fisico e mentale». Tra le strategie per aiutare la mente, anche in età più avanzata, ci sono: parole crociate, sudoku, gioco delle carte, ballo, lettura e memory.
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