Insetti e rischio infezioni: ecco cosa fare per prevenire

Intervista In estate aumenta l’attenzione per le malattie esotiche. Zanzare, moscerini, pappataci e zecche: come riconoscere i sintomi, proteggersi ed evitare le punture

Cresce l’attenzione anche nel nostro Paese per la trasmissione, da punture di zanzare o altri insetti, di alcune malattie come Dengue, West Nile e Lyme. Abbiamo chiesto a Luigi Pusterla, primario delle Malattie Infettive di Asst Lariana, di aiutarci a fare chiarezza.

Si sente spesso parlare di Dengue e di altre possibili malattie legate alle punture di zanzara. Quanto c’è di reale in Italia?

La Dengue è una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes, soprattutto A. aegypti ed anche A. albopictus (o zanzara tigre), che pungono prevalentemente nelle ore diurne. Ha un periodo di incubazione che può variare da 3 a 14 giorni, con una media di 5-7 giorni, dopo la puntura di zanzara. È diffusa in gran parte dell’America Latina, Sud-Est Asiatico, Africa e Oceania. Non c’è trasmissione diretta persona-persona, ma la zanzara diventa contagiosa 8-12 giorni dopo aver ingerito sangue da paziente viremico e tale rimane per il resto della vita. La fase viremica nell’uomo dura circa 3-5 giorni. Nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica.

E quando di manifestano quali sono i sintomi?

Febbre elevata per 3-5 giorni che insorge 5-6 giorni dopo la puntura. Si può associare ad astenia, cefalea intensa, dolori retro-orbitali, mio-artralgie, disturbi gastrointestinale e rash cutaneo. Il rischio di forma emorragica è estremamente basso durante il primo episodio infettivo.

E le terapie?

Non ne esistono di specifiche. Le modalità di trattamento dipendono dalle manifestazioni cliniche e vanno dalla semplice idratazione orale a domicilio al ricovero. Il paracetamolo viene utilizzato per il trattamento sintomatico della febbre e del dolore, mentre i Fans vanno evitati per non peggiorare il rischio di emorragia.

Cos’è invece l’infezione dal virus West Nile?

Una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere Culex che pungono prevalentemente dal tramonto all’alba. Ha un periodo di incubazione da 2 a 14 giorni. Nella maggior parte dei casi è asintomatica. Oggi questo virus va considerato un patogeno endemico anche in Europa. Le forme sintomatiche si manifestano con febbre, cefalea, dolori muscolo-articolari. Meno dell’1% sviluppa una malattia neurologica come meningite, encefalite o paralisi flaccida.

Per anni la specie che ci ha fatto preoccupare è stata la “tigre”, oggi è ancora così?

Entro il 2050 quasi una persona su due abiterà negli habitat ideali delle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus, quelle che trasmettono febbre gialla, dengue, zika e chikungunya. Questo per il surriscaldamento globale. L’allarme è anche legato a una parte del Sud Italia.

Quando dobbiamo preoccuparci?

Per la Dengue direi di stare tranquilli, i casi fino ad oggi sono stati tutti di importazione, in particolare contratti in Brasile, Centro e Sud America e alle Maldive. È vero che rispetto allo scorso anno sono incrementate di cinque volte ma ciò e dovuto ad un aumento dei viaggi e maggior attenzione diagnostica.

È di questi giorni la notizia di alcuni casi di Oropouche in Italia...

Si tratta di un virus a Rna. I vettori del virus Oropouche sono un moscerino diffuso in foreste e vicino a bacini d’acqua nelle zone caraibiche e sudamericane, il Culicoides paraensis e, più raramente, la zanzara Culex quinquefasciatus. Non dobbiamo preoccuparci eccessivamente in quanto il principale responsabile, Culicoides paraensis, a oggi non risulta diffuso né in Italia né in Europa e la zanzara raramente funge da vettore.

È vero che anche i pappataci sono veicolo di trasmissione?

Gli esemplari femmine di pappataci trasmettono, mediante i loro morsi, batteri, virus e parassiti capaci di provocare nell’uomo e negli animali malattie anche gravi. Nella maggior parte dei casi le punture sono innocue e causano prurito, arrossamento e gonfiore. Nelle forme sintomatiche si verificano febbre alta, dolori articolari, stanchezza generale, sensibilità alla luce, cefalea, vomito e diarrea. Questo quadro clinico è chiamato anche “febbre dei tre giorni” o “febbre da pappataci” la cui forma è spesso asintomatica o lieve. La guarigione avviene spontaneamente in una settimana.

E il virus Toscana?

È diffuso in tutta l’area mediterranea, è poco conosciuto, ma è una delle maggiori cause di meningite estiva. Nella maggior parte dei casi il virus è asintomatico o si manifesta con lieve sintomatologia, in altri vi è un coinvolgimento del sistema nervoso ed una rapida evoluzione in meningite e meningoencefalite.

Come evitare i pappataci?

Nelle giornate di sole aprire le finestre e lasciar entrare la luce, in quanto i pappataci rifuggono la luce solare. L’uso di ventilatori, soprattutto nelle ore serali, aiuta a disperdere questi insetti. All’aria aperta è utile attuare tutte le pratiche utilizzate nella difesa dalle zanzare.

In termini di prevenzione generale cosa possiamo fare?

Ridurre l’esposizione alle punture, quindi, l’utilizzo di repellenti, indossare abiti lunghi e preferibilmente di colore chiaro, soprattutto nelle ore serali. Buona norma l’installazione delle zanzariere ed eliminare l’acqua stagnante.

Passando alle zecche, invece, cosa ci può dire?

Le zecche sono diffuse in tutto il mondo e se ne conoscono circa 900 specie. In Europa sono presenti la famiglia degli Ixodidi, o zecche dure, per la presenza di uno scudo dorsale coriaceo, e quella degli Argasidi o zecche molli, senza scudo. Gli Ixodidi sono in grado di trasmettere all’uomo gli agenti patogeni responsabili di alcune patologie, quali: la borreliosi di Lyme, l’ehrlichiosi, le febbri bottonose da rickettsiae, la tularemia, la febbre Q, la babesiosi, l’encefalite virale ed anche la febbre emorragica Crimea-Congo, associata in particolare a specie del genere Hyalomma. Gli Argasidi sono vettori di patologie meno rilevanti dal punto di vista epidemiologico.

Sono pericolose?

La puntura della zecca non è di per sé pericolosa, i rischi sanitari dipendono, invece, dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori.

Cosa fare in caso di morsi?

Non utilizzare alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per rimuovere la zecca in quanto la sofferenza indotta potrebbe provocare il rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella pelle. La zecca deve essere afferrata con una pinzetta e rimossa tirando dolcemente, cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. In commercio esistono degli specifici estrattori. Dopo la rimozione, disinfettare la zona, evitando disinfettanti che colorano la cute, come la tintura di iodio. Non toccare a mani nude la zecca. Rivolgersi al medico curante nel caso si noti un alone rossastro che tende ad allargarsi oppure sintomi simil-influenzali e ingrossamento dei linfonodi.

Anche in questi casi come fare prevenzione?

Importante proteggersi, soprattutto se si fa trekking o una gita nel verde. Prediligere scarpe chiuse, calzettoni, maglie e pantaloni lunghi. Gli indumenti dovrebbero essere di colore chiaro. Utili i repellenti. Controllare bene accessori o panni che siano stati stesi sull’erba. Attenzione anche agli animali domestici che vanno ispezionati periodicamente.

Ci sono altri insetti potenzialmente pericolosi?

Ci sono insetti comuni quali ragni, calabroni, api e vespe che sono potenzialmente pericolosi, ma nella maggior parte dei casi i morsi o le punture causano dei fastidi come rigonfiamento della cute, rossore, talvolta dolore e prurito. In casi molto rari si possono verificare reazioni allergiche gravi che richiedono un intervento medico in urgenza. Si consiglia di rivolgersi al medico anche se il morso/puntura coinvolge zone sensibili come la bocca, la gola e l’area vicino agli occhi. Meglio chiedere un consulto anche se i sintomi non spariscono e anzi peggiorano dopo più di tre giorni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA