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Mercoledì 17 Maggio 2023
La difesa migliore contro il carcinoma ovarico è la visita da fare una volta all’anno
Prevenzione Per altre forme di tumore può bastare uno screening. Nel carcinoma ovarico si rivela invece fondamentale il controllo periodico
Nel carcinoma ovarico, come detto, le cellule dell’ovaio crescono e si moltiplicano a dismisura producendo il tumore. Se per altre tipologie di tumori ginecologici oggi ci sono test di screening, come il pap test, o vaccini, come quello per l’Hpv, che possono intercettare o scongiurare il pericolo, per questa malattia è la visita ginecologica annuale al momento l’unica arma a disposizione.
La World Ovarian Cancer Coalition stima che, senza interventi, nel 2040 le nuove diagnosi annue saliranno del 42% (445 mila) e i decessi del 50% (313 mila). Ecco perché è importante aumentare la consapevolezza su questo tumore.
«Le donne spesso si sottopongono al Pap Test – conferma il ginecologo Diego Riva – ma non fanno, invece, il controllo annuale dal ginecologo. Si tratta di un momento di screening molto importante in quanto viene eseguita una ecografia transvaginale che consente di individuare la presenza di cisti sospette, cosa che con una ecografia dell’addome tradizionale, soprattutto se la donna è in sovrappeso o ha problemi intestinali, non è possibile».
Una sonda a ultrasuoni
La diagnosi di tumore dell’ovaio vede così, dopo un’attenta anamnesi, proprio questo esame che consiste nell’inserimento della sonda a ultrasuoni all’interno della vagina per ottenere una immagine più chiara delle ovaie. L’immagine ecografica è in grado di mostrare eventuali cambiamenti o aumenti volumetrici delle ovaie che potrebbero essere stati causati dal tumore o da altri problemi come, ad esempio, l’endometriosi.
«Se durante una normale visita di controllo dal ginecologo – precisa lo specialista – vengono individuate delle cisti, non bisogna subito allarmarsi. Si tratta di situazioni frequenti nelle donne in età fertile, ma se queste cisti hanno delle caratteristiche sospette, allora è giusto approfondire la situazione con altri esami».
Un test aggiuntivo che può essere eseguito è quindi un esame del sangue per i marcatori del carcinoma ovarico. Il Ca125 è una proteina prodotta da alcune cellule del carcinoma ovarico. Una grande quantità nel sangue potrebbe segnalare la presenza del tumore. Tuttavia, un aumento del Ca125 potrebbe essere dovuto anche a altri motivi come l’endometriosi o un’infiammazione delle tube. Esistono, inoltre, dei tumori dell’ovaio che non producono Ca125.
«In caso di sospetto – dice ancora il medico – un esame di secondo livello come la risonanza magnetica della pelvi consente, invece, di valutare in maniera più approfondita la situazione. Una volta raggiunta la diagnosi la paziente viene indirizzata dall’oncologo. Il percorso solitamente prevede in prima battuta la chirurgia e successivamente la terapia medica antitumorale, ma ci sono casi in cui l’iter può essere diverso. Tutto dipende dal singolo caso».
I nuovi chemioterapici
Una diagnosi di tumore è sempre un momento delicato, sia che la donna sia in età giovane, e quindi possa essere compromessa la possibilità di diventare madre, sia che la donna sia in età più avanzata. «Oggi le nuove terapie e i chemioterapici – dice ancora Riva – consentono in molti casi di asportare e quindi azzerare completamente il tumore o comunque di offrire un’aspettativa di vita superiore ai cinque anni. Sul tumore dell’ovaio si continua a fare ricerca e lo dimostrano i nuovi chemioterapici».
Dallo specialista anche un messaggio alle donne. «Non sottovalutate mai i segnali – conclude – se i sintomi sono simili a quelli di un colon irritabile, ma se dopo le terapie essi non si risolvono, allora andate dal medico per ulteriori accertamenti. Se si verificano delle perdite di sangue, soprattutto in menopausa, è importante rivolgersi rapidamente al proprio ginecologo».
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