Malattie sessuali in calo: la diffusione rallenta per la prima volta dal 2014

I dati Buone notizie dall’Istituto superiore di sanità, dagli herpes alla clamidia fino al temuto virus Hiv: tra il 2019 e il 2020 la riduzione è stata del 22,9%

Per la prima volta dal 2014, cala tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone con una infezione sessualmente trasmessa (Ist) confermata. Inoltre, si registra nel 2020 una riduzione importante (-30% dal 2018) del numero di casi di condilomi, molto probabilmente riconducibile all’efficacia delle campagne vaccinali anti-Hpv in femmine e maschi. Sono alcuni dei risultati del rapporto annuale sulle Ist appena pubblicato dal Centro Operativo Aids (Coa) dell’Iss.

Le campagne vaccinali

«Dal 2017 - spiegano gli autori del report - si rileva una diminuzione del numero delle persone con una Ist confermata, invertendo un trend che era in costante aumento dal 2004. In particolare, tra il 2019 e il 2020 la riduzione è stata del 22,9%». Questa riduzione è molto evidente tra le donne che sono andate incontro a un decremento del 29,1% dei casi annui di Ist segnalati nel 2020 rispetto al 2019, mentre negli uomini eterosessuali la riduzione nel 2020 rispetto al 2019 è stata pari al 15,5%. Tra il 2020 e il 2019, c’è stato un incremento del 17,4% dei casi annui di Ist nei maschi che fanno sesso con maschi (Msm). L’herpes genitale, la clamidia e i condilomi ano-genitali hanno mostrato le diminuzioni maggiori nel 2020 rispetto al 2019, rispettivamente del 34%, 25% e 23%. Unicamente tra gli Msm si osserva un aumento di casi nel 2020 in confronto al 2019, in particolare per clamidia, gonorrea, sifilide primaria e secondaria, sifilide latente ed herpes genitale.

È importante la riduzione del 30% del numero di casi di condilomi che si è osservata dal 2018, molto probabilmente riconducibile all’efficacia delle campagne vaccinali anti-Hpv in femmine e maschi. Gli esperti sottolineano che i dati relativi al 2020 hanno risentito dell’emergenza Covid-19 in modalità e misure che potranno essere correttamente valutate solo verificando i dati dei prossimi anni.

Rispetto al 2019, nel 2020 anche il numero di persone che hanno effettuato un test per una Ist si è ridotto del 35%, da attribuire a vari fattori, quindi, come la ridotta attività di molti centri Ist, la diminuita affluenza delle persone ai servizi di diagnosi e cura, e forse anche ad una ridotta esposizione a contatti sessuali a rischio. La prevalenza Hiv tra le persone con Ist nel 2020 è arrivata al 15%. «Un valore così alto – dicono dall’Iss - non si era mai visto negli ultimi 30 anni, con un aumento del 40% rispetto al 2019, in modo particolare tra gli stranieri».

L’incidenza di infezione da Hiv tra le persone con lst è 50 volte più alta

L’80% delle persone Hiv positive con una Ist diagnosticata nel 2020 già sapevano di essere sieropositive prima della diagnosi di Ist, indicando che, nonostante l’emergenza Covid, le persone Hiv positive hanno avuto modo di accedere tempestivamente ad un centro Ist per un’adeguata assistenza sanitaria. Al contempo, suggerisce un uso discontinuo delle misure protettive per prevenire la trasmissione di Ist. La prevalenza di infezione da Hiv tra le persone con una Ist confermata nel 2020 è circa cinquanta volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta generale italiana. «Questi risultati – affermano gli autori nel bollettino - sottolineano la necessità di una strategia nazionale per il controllo delle Ist che favorisca la diagnosi e il trattamento precoce delle Ist, nonché la promozione del test Hiv a tutti i pazienti con una Ist e una collaborazione attiva tra strutture ospedaliere e territorio per favorire l’assistenza dei pazienti con Ist attraverso un Percorso Integrato di Cura (Pic) della persona a rischio di o con Ist».

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