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Mercoledì 23 Ottobre 2024
Quando le carotidi sono “ristrette”, un pericolo per il cervello
La malattia La stenosi può provocare ictus o attacchi ischemici transitori. Fondamentale l’adozione di stili di vita che contrastino i fattori di rischio
La stenosi carotidea è una condizione che compromette la circolazione del sangue verso il cervello. Questo ristringimento ha tra le sue conseguenze l’ictus o un attacco ischemico transitorio (Tia). La condizione purtroppo spesso non si associa, nelle fasi iniziali, a sintomi. Fondamentale così contrastare i fattori di rischio modificabili, adottando stili di vita sani.
«Le carotidi sono le arterie che portano l’80% circa dell’irrorazione sanguigna al cervello – spiega Arianna Danieli, angiologa dell’ospedale Valduce - il restante 20% è portato dalle arterie vertebrali. Le carotidi si trovano in sede laterocervicale e troviamo un asse carotideo per lato, la cui pulsazione può essere facilmente apprezzata posizionando i polpastrelli delle dita proprio in sede laterocervicale e esercitando una blanda pressione».
Esistono dei fattori, però, che vanno a interrompere il flusso di sangue e che sono un importante fattore di rischio. «Nella malattia carotidea – prosegue la specialista - la formazione di una placca ateromasica, causata dall’accumulo di colesterolo, grassi e altro materiale, che si sviluppa all’interno dell’arteria, ne provoca la stenosi (restringimento) o occlusione completa e quindi una diminuzione dell’afflusso del sangue al cervello». Un altro meccanismo che provoca un ipoafflusso di sangue all’encefalo, come sottolinea l’angiologa, è il fenomeno embolico che può verificarsi nel caso di placche prevalentemente lipidiche e quindi più friabili, dalle quali possono staccarsi dei frammenti che migrano nelle arterie cerebrali, occludendole parzialmente o completamente.
«La malattia carotidea è responsabile di circa il 20% di tutti gli eventi ischemici cerebrali (ictus ischemico) – aggiunge ancora il medico - Alla base della malattia carotidea , troviamo l’aterosclerosi, che riconosce alcuni fattori di rischio non modificabili (età, sesso e familiarità) accanto ad altri modificabili, legati a comportamenti e stili di vita (fumo, alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà) spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa».
La prevenzione della malattia carotidea, che si traduce nella prevenzione degli ictus cerebrali, è di fondamentale importanza, perché, come già anticipato, questa non da segno di sé sino a che la malattia è in uno stadio talmente avanzato da manifestarsi con sintomi neurologici che possono andare dall’attacco ischemico transitorio (Tia) all’ictus vero e proprio.
Smettere di fumare, mangiare in modo sano e equilibrato, fare attività fisica, e seguire le corrette terapie per l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete, sono così tutte buone pratiche da mettere in atto per contrastare l’insorgenza della problematica.
«I sintomi neurologici – prosegue Danieli - si possono manifestare con paralisi parziale (emiplegia) dal lato opposto alla carotide occlusa o stenotica, mancata coordinazione nei movimenti, perdita della vista o visione sdoppiata o annebbiata, difficoltà a esprimersi, paresi del viso e, nei casi più gravi, perdita di coscienza. I disturbi possono anche risolversi nel giro di pochi minuti, come nel caso di attacco ischemico transitorio (Tia)».
Se si verificano i sintomi sopra citati è fondamentale contattare immediatamente il numero unico per le emergenze 112. Si tratta, infatti, di situazioni che richiedono un tempestivo intervento degli specialisti.
Non bisogna dimenticare, infatti, che l’ictus è una patologia tempo-dipendente, quindi, prima si interviene, maggiori sono le possibilità di ridurre le complicanze ad esso associate.
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